LA CINA AVRA’ ANCHE IL PRIMATO NELLA LINGUA UFFICIALE NEL 2050

La lingua più diffusa nel mondo nel 2050 sarà il cinese mandarino. Niente di cui stupirsi: il primato c’è già da oggi ed è dovuto agli 1,3 miliardi di persone con la cittadinanza di Pechino. L’inglese perderà l’attuale secondo posto tra gli idiomi più parlati del mondo, scivolando alle spalle di hindi e arabo.  L’attuale idioma must learn nel 1950 era parlato dal 9 per cento della popolazione mondiale, 100 anni dopo la percentuale scenderà al 5 per cento. Fino agli anni Sessanta l’insegnamento del cinese nelle nostre università aveva scopi più che altro culturali e letterari, molti dei nostri laureati trovano lavoro in Cina come interpreti o dipendenti di imprese italiane che operano in Asia. Gli idiomi meno diffusi sono destinati a scomparire a favore delle lingue con maggiore massa critica. Il 90 per cento dei linguaggi del mondo è destinato all’estinzione e il grosso di questa moria avverrà nel secolo attuale. In pratica, potremmo arrivare a perdere fino a un idioma al giorno. Meno diversità linguistica, meno inglese, sembrerebbero le naturali conseguenze delle tesi di Graddol. Ma gli studiosi suggeriscono un’ipotesi alternativa: l’inglese è in calo come lingua madre, ma continua a svolgere un ruolo importante come ponte. Presto gli individui che parlano inglese come seconda lingua saranno molti in più di quelli che lo parlano come prima. Attualmente il 90 per cento delle pubblicazioni scientifiche nel mondo utilizza la lingua britannica. Se un ricercatore cinese dovesse entrare in contatto con un tedesco o un brasiliano userebbe sicuramente l’inglese. Ora circa 400 milioni di persone nel mondo parlano l’inglese come lingua madre e più di 430 milioni lo conoscono, senza contare i 750 milioni in grado di tenere una conversazione da sopravvivenza. Forse la tendenza del futuro sarà il trilinguismo: italiano come madrelingua, inglese come strumento base di comunicazione internazionale e una terza lingua ponte, verso mondi che oggi ci sembrano lontani. Le difficoltà non devono spaventare, a incoraggiare lo studio delle lingue ci sarebbero poi anche motivi di salute: imparare almeno due lingue aiuta a mantenere giovane il cervello e prevenire i casi di demenza senile.

Simone Spagna I A Istituto “Gagliardi” di Ragusa

Prof. Rosanna Bocchieri

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