LA CGIL SUL CPSA DI POZZALLO

L’accoglienza degli immigrati è un valore situato nella condizione della specie umana. E’ insito nel nostro corredo genetico il valore all’accoglienza e all’ospitalità.

                La città di Pozzallo e con essa il Cpsa in questi anni hanno rappresentato il luogo e lo spazio geografico ed umano in cui tanti esseri umani hanno potuto trovare casa e ristoro, anche temporanei, alla loro ricerca di un futuro migliore.

                Pozzallo e il Cpsa hanno dimostrato, senza alcuna necessità di altre prove, di essere degli avamposti in cui si realizza l’incontro del noi con “l’altro”, ma anche il pieno compimento delle matrici culturali e sociali a fondamento istitutivo delle città.

                Loro hanno dato prova di questo. La città intera, tutti gli operatori del Cpsa e quanti con spirito di sacrifici si sono impegnati, hanno maturato un credito di umanità non facilmente contendibile. Ora però spetta alle Istituzioni fare la loro parte. Il Ministero dell’Interno, in particolare, deve dare un segnale chiara a protezione della città di Pozzallo.

                Non si può chiedere alla città di Pozzallo di farsi carico del dramma dell’immigrazione, lasciandola sprovvista di tutto. Al pari di quanto riconosciuto ad altre città attraversate dal medesimo movimento epocale, un contributo dallo Stato centrale dovrà giungere per Pozzallo. E’ nella essenza dei fatti poter asserire che la città ha dato tanto.

                E’ un dovere democratico ed istituzionale che lo Stato contribuisca per mettere la città di Pozzallo in condizioni di far fronte alle difficoltà che quotidianamente si trova ad affrontare. E lo deve fare riconoscendo alla città contributi extra, oltre a far pervenire  con regolarità le risorse per i costi di gestione del CPSA.

                Il Comune in forza di una Convenzione con la Prefettura, previa procedura di gara, affida il servizio di gestione del Cpsa ad un soggetto privato, che, per garantire i servizi previsti, assume personale qualificato.

                Ebbene, il Comune non riesce, con un programma ben definito, a pagare le fatture del soggetto privato per le attività svolte in seno Cpsa. Per quale motivo? Perché il Comune stesso ritarda ad emettere i mandati? O è il Ministero dell’Interno a trasferire a rilento le risorse? Il dato incontrovertibile è che i lavoratori debbono percepire quasi 7 mesi.

                Ciò è tanto vero che i lavoratori della precedente coop. Affidataria (Luoghi comuni) debbono ancora percepire gli emolumenti di 5 mensilità, nel frattempo ne è subentrata una nuova (Azione sociale), con la quale hanno maturato quasi 2 mesi.

                Non si può garantire un servizio di così alto valore umano ed umanitario solo sulle spalle dell’anello più debole.

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