LA BIRRA LATINOAMERICANA

Nonostante il ragguardevole consumo di birra del continente latinoamericano, la varietà di scelta in questi paesi è ancora molto limitata. Vi è una notevole discrepanza qualitativa e varietale tra la produzione birraia degli Stati Uniti e del Canada e quella della restante parte del continente Americano.

Alcune delle birre latinoamericane sono tra le più diffuse al mondo. Basti pensare a una determinata marca di birra messicana che è onnipresente nel nostro paese. Ma vi sono anche altre birre, forse non tanto conosciute da noi, che sono riuscite a conquistarsi un’importante fetta del mercato europeo. Abbastanza diffusa è, per esempio, la giamaicana Red Stripe. Una lager bionda leggera non particolarmente interessante, che è riuscita, probabilmente a seguito della diffusione della musica reggae, a inserirsi anche nei paesi di lunga tradizione birraia, dove questa birra non solo viene a costare notevolmente di più rispetto alle birre locali, ma per giunta è indubbiamente di livello inferiore. Globalizzazione o meno anche la Cristal cubana è uscita dai confini nazionali e si è diffusa tra le comunità latinoamericane sparse in Europa. Stesso discorso è valido per la Quilmes argentina.

Ora nonostante il variegato numero di fabbriche presenti nel continente latinoamericano, si può delineare un carattere globale delle birre sudamericane. È ovvio che vi sono delle eccezioni, che però comprendono soprattutto piccole realtà nate da poco, che non hanno ancora i mezzi per uscire dal mercato locale e spesso neanche per diffondersi nel mercato del proprio paese. L’interesse per le birre artigianali di ispirazione belga e inglese ha coinvolto anche Latino America, ma ad essere onesti è un fenomeno molto recente e, al momento, per giunta di minore portata rispetto a quello verificatosi soltanto in Italia.

Questa è quindi una tematica poco rilevante, quando si vuole tracciare un profilo delle birre latinoamericane. Il mercato è infatti tutto nelle mani di grandi industrie birraie, che offrono birre commerciali prodotte secondo il gusto locale e molto simili tra loro.

Gran parte delle birre ivi concepite sono prodotte da una miscela di malti, che comprendono sicuramente l’orzo, ma anche una notevole percentuale di mais. Questo tipo di miscela è molto diffuso negli Stati Uniti, dove anche alcuni whiskey vengono così prodotti, e si è diffusa nello stesso modo in Latino America. Le lager commerciali statunitensi derivano infatti da miscela base, orzo e mais, a cui ogni produttore apporta una modifica, in genere molto lieve.

La presenza di mais nella birra comporta un malto dal gusto molto meno incisivo e un corpo più leggero. Da ciò dovrebbe risultare che le birre latinoamericane siano meno maltate di quelle europee, praticamente quasi mai prodotte con l’ausilio del malto di mais. Ma non è proprio così. C’è un fattore che influenza fortemente il gusto finale di queste birre, ovvero il limitato uso di luppolo. Le birre latinoamericane sono generalmente poco luppolate, poiché complessivamente il consumatore latinoamericano non ama le bevande amare. Il ruolo del luppolo non si limita soltanto a dare una vena amara alla birra, ma ha un ruolo ancora più importante, quello di antiossidante. Così come il vino quando ossida ricorda l’odore del Marsala, la birra quando ossida ha un forte sentore di malto, poco pregiato perché privo di acidità. Ad accelerare il processo di ossidazione ci pensa poi l’utilizzo del vetro trasparente, che non protegge il liquido dentro conservato dagli effetti deleteri della luce. Le bevande alcoliche non prodotte tramite distillazione sono particolarmente sensibili agli effetti della luce. Ecco perché vino e birra andrebbero sempre imbottigliati in vetro scuro, soprattutto la birra, che possedendo meno alcol, è molto più sensibile all’ossidazione.

Si può dire quindi che le birre latinoamericane sono in genere ossidate, poco amare e prive di acidità. Ecco perché una fetta di lime, abbinata a una temperatura di servizio molto bassa, rende piacevole una birra, altrimenti di poco spessore.(Giuseppe Manenti)

 

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