KAMARINA STORIA DI UN FALLIMENTO BUROCRATICO ANNUNCIATO

Sono passati due anni da quando per la prima volta veniva denunciato il dissesto idrogeologico sul sito archeologico di Kamarina: tutto è rimasto praticamente uguale ad allora, con l’unica differenza che oggi Torre Cabrera è ormai a meno di un metro dallo strapiombo. A nulla (o quasi) sono servite tutte le iniziative della società civile che si è mobilitata per salvare il più importante patrimonio archeologico della provincia, nonostante le numerose iniziative che sono state intraprese: decine di lettere al Prefetto, comunicati stampa, video-denunce, conferenze stampa, manifestazioni, fiaccolate, eventi di sensibilizzazione, raccolta popolare di fondi, convegni a tema, raccolta di firme, occupazioni simboliche, sopralluoghi e segnalazioni, sia da parte del Comitato Cittadino TuttiPerKamarina, nato appositamente per denunciare l’immobilismo delle istituzioni sul degrado del sito, ma anche da parte delle associazioni come Legambiente di Vittoria, Modica e Ragusa, Legambiente Sicilia, il Wwf di Vittoria e quello regionale, Cittadinanza Attiva, Emergency, Fare Ambiente, Fare Verde e il F.A.I. di Ragusa.

Anche se si è riusciti nell’intento di sensibilizzare la cittadinanza e le amministrazioni, tutto questo non ha sortito nessun effetto ai fini di un risultato concreto. Sotto il profilo mediatico si è scatenata una campagna di informazione senza precedenti sui rischi di imminenti crolli della cinta muraria millenaria dell’antica colonia greca, ma nonostante questo, lo scempio che si perpetra da anni a Kamarina, di sicuro non meno grave dei crolli di Gela e Pompei, non è mai stato attenzionato degnamente. In questi due anni decine di politici e amministratori locali e regionali hanno fatto a gara per indignarsi e intervenire pubblicamente attraverso lettere, appelli, promesse, comunicati, conferenze stampa, incontri in prefettura, consigli provinciali e comunali aperti e straordinari e addirittura interrogazioni parlamentari all’Ars. Il risultato è stato solo un rimpallo di responsabilità, quasi sempre addossate all’impasse burocratico.

Cosa ancora più grave è che i cittadini sono stati presi in giro più volte con promesse di stanziamenti di denaro, progetti di recupero e interventi di somma urgenza mai realizzati. I1 primo febbraio 2009, in un comunicato stampa, l’On. Roberto Ammatuna, deputato regionale, annuncia l’imminente arrivo di un finanziamento ministeriale per l’erosione della fascia costiera iblea. I comuni interessati, Vittoria, Santa Croce Camerina e Ragusa, che hanno già incassato queste somme (circa 1.5 milioni di euro a testa), dopo più di un anno, non hanno ancora elaborato un progetto unitario di recupero. Il 5 novembre 2009, in una conferenza stampa in Prefettura, l’ On. Carmelo Incardona promette 55 mila euro per Kamarina da parte dell’Assessorato Regionale Beni Culturali guidato da Lino Leanza. Il 2 febbraio 2010, il consigliere provinciale Fabio Nicosia annuncia una “task force” e risorse economiche per i siti a rischio e in particolare per Kamarina, da parte della VII commmissione Beni Culturali di cui è presidente.

Il 1 marzo 2010, in un comunicato stampa, il Comune di Vittoria promette 20.000 euro per un primo e risolutivo intervento di recupero. Il 26 marzo 2010, durante una conferenza stampa al Centro Studi Feliciano Rossitto, i duputati regionali Riccarco Minardo e Pippo Di Giacomo annunciano l’arrivo di 50 mila euro, da parte del neo-assessore regionale ai Beni Culturali Gaetano Armao e del Presidente Raffaele Lombardo. In un incontro in Prefettura, da parte dell’IdV di Vittoria, si scopre che il decreto di finanziamento giace nel tavolo della sovrintendenza da circa 4 mesi in attesa di una firma. Il quadro si chiude con il silenzio assordante e un sostanziale immobilismo da parte del Comune di Ragusa, responsabile per competenza territoriale, della Provincia di Ragusa che ha recentemente negato i finanziamenti per Kamarina durante il consiglio provinciale per l’esercizio finanziario e ha più volte dimostrato una sostanziale indifferenza, a parte qualche sporadica iniziativa della minoranza, per finire con le promesse della, ora ex, Sovrintendente di Ragusa Vera Greco che aveva invitato i cittadini e nello specifico il comitato TuttiPerKamarina a pazientare per l’arrivo di un progetto di recupero o quanto meno di salvaguardia del promontorio in erosione che sarebbe dovuto diventare operativo dopo l’estate del 2010.

Unica nota positiva in questo deserto istituzionale è attualmente rappresentata dall’ambizioso progetto di “restauro archeo-naturalistico del Fiume Hipparis e del Lacus Camarinensis” elaborato dall’ingegnere naturalistico Gianluigi Pirrera per la campagna nazionale “Libera Fiumi” del Wwf, che ha vinto di recente il premio PAN (paesaggio, architettura, natura), un importante riconoscimento di portata internazionale svoltosi a Palmanova (UD). Sono passati due anni dalla prima denuncia e non è ancora successo nulla di concreto, l’unico e isolato intervento è stato quello di aver risistemato la recinzione penzolante e l’aver recuperato alcuni blocchi della cinta muraria crollata. Questo è il quadro d’insieme e l’emblema di un degrado naturalistico, paesaggistico e culturale che non tiene conto degli sbagli che si sono fatti in passato e che continua ancora oggi tra l’indifferenza, l’incuria e le lungaggini burocratiche. «Una sorta di “versione moderna” di drammaturgia antica che non ha avuto ancora un lieto fine o forse, come vuole la tradizione del Teatro Greco, bisognerà aspettare il deus ex machina”?» – si chiedono i membri del Comitato TuttiPerKamarina. (Martina Chessari)

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