JACQUES IL SICILIANO


 

Jacques Brunel è l’allenatore della Nazionale italiana di rugby, l’uomo che è riuscito finalmente a dare un gioco al XV azzurro e che l’ha portata ad affrontare alla pari le squadre più titolate.

Jacques Brunel in questi giorni sta viaggiando per i campi e le realtà siciliane e ieri si è fermato a Ragusa.

Il selezionatore azzurro ha visitato il Campo Petrulli, accolto da decine di ragazzini che in quel momento si stavano allenando; ha firmato autografi; si è pazientemente fatto fotografare; ha tranquillamente chiacchierato con tutti.

Noi abbiamo approfittato della sua gentilezza per porgli alcune domande.

 

Jacques, da qualche giorno è in giro per la Sicilia…

Ero già stato qui lo scorso anno per incontrare gli allenatori, adesso invece sono venuto alla scoperta della realtà siciliana. Ho visto che c’è un grande entusiasmo attorno al mondo del rugby, purtroppo però le società sono in grande difficoltà per quel che riguarda le strutture. Ci sono tanti campi in terra battuta, con tante squadre che utilizzano lo stesso terreno. Ma l’ambiente è eccezionale. Avete un potenziale enorme.

 

Ha visto qualche realtà che eccelle?

Non mi son potuto soffermare su nulla in particolare perché il tempo è stato poco ma, come dicevo prima, sono sicuro che le potenzialità sono grandi, non fosse altro perché in Sicilia vivono 6 milioni di abitanti. Avete avuto un Lo Cicero, che da poco si è fermato, adesso bisogna trovarne un altro.

 

Crede sia difficile?

Non dovrebbe esserlo. Il futuro del movimento siciliano, a mio parere, deve comunque passare per la creazione di un’Accademia del Rugby che abbia sede nell’isola, in modo che i giovani possano avere più occasioni di crescita e puntare più in alto possibile. Oltre che, naturalmente, investire sulle strutture. E in questo senso, penso che i campi in sintetico siano quelli più adatti, in rapporto al numero di giocatori.

 

Secondo lei, possono puntare in alto anche i ragazzi che non hanno un fisico da corazziere?

Certo, la dimensione fisica non può essere il solo criterio di ricerca. Dobbiamo anche trovare il giocatore veloce, quello che ha la capacità di leggere il gioco, che ha una grande abilità tecnica.

 

Tra un campo e l’altro, sta anche girando la Sicilia. Che cosa l’ha colpita maggiormente?

Qui è tutto bello. Stamattina, per esempio, sono stato a Siracusa e ne sono rimasto colpito. Venendo a Ragusa ho visto una campagna molto bella. Adesso andremo a Ibla, e tutti mi dicono sia un posto affascinante. In realtà, è tutta la Sicilia ad essere meravigliosa. E poi si mangia benissimo: il pesce, il vino, i dolci. Peccato non poterne approfittare fino in fondo, non riesco a mangiare tutto quello che vorrei…

 

Jacques, arrivando alla guida della Nazionale ha dichiarato che in tre anni l’Italia avrebbe potuto vincere il Sei Nazioni. Vuol dire che il prossimo sarà l’anno buono?

Penso che vincere il prossimo anno sarà difficile, ma nel 2015, l’anno del mondiale, potremmo farcela.

 

 

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