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ISRAELE: NON SOLO VINI KOSHER
13 Gen 2013 18:21
Nel Medio Oriente, oltre al Libano, c’è Israele che produce vino. Proprio come il paese dei cedri, Israele sta vivendo un periodo di ammodernamento enologico, che ha fatto sì che si potesse parlare di vera e propria rivoluzione enologica.
Sebbene Israele produca limitate quantità di vino, molto meno del Libano, riesce a esportarne grandi quantità. Questo perché ovviamente la richiesta di vino kosher è consistente, mentre i produttori di questo tipo di vino sono un numero contenuto fuori dallo stato ebraico.
La produzione di vino kosher, che significa vino puro, segue un processo più o meno particolare, la cui caratteristica più curiosa è che la lavorazione del vino deve essere eseguita solo da ebrei e supervisionata da un rabbino, poiché altrimenti il vino toccato da un non ebreo perderebbe la sua purezza. Questo significa che solo un ebreo può toccare l’uva e così spremerla per trasformarla in mosto.
Tralasciando questa particolarità, la parte più importante è che questa filosofia di purezza riguarda anche altre fasi nella produzione. Per esempio il vigneto cresce senza forzature, dove le uniche azioni che si possono fare sono quelle ecologiche, tipo la concimazione. Oppure che i vini kosher vanno solo in acciaio, giacché la botte rovinerebbe la purezza del vino. Un’altra regola è che l’uva deve essere completamente integra, poiché altrimenti, se avesse delle lesioni perderebbe la sua purezza. Così come al mosto non viene aggiunto alcun prodotto per far partire la fermentazione.
Fino agli anni Ottanta, Israele produceva di fatto esclusivamente vini kosher. Solo dopo un secondo momento si sono fatti strada i vini non kosher. Oggi, infatti, i vini non kosher hanno trovato uno spazio altrettanto importante di quello kosher, soprattutto negli Stati Uniti d’America. Non solo, nel paese si è sviluppato tutto un filone sulla comunicazione del vino, come la nascita di diverse riviste specializzate nel settore e di cantine all’avanguardia. Questo fermento ha fatto sì che il vino israeliano moderno è riuscito a ritagliarsi uno spazio nel mercato internazionale. Non in Italia, però, paese, che essendo un importantissimo produttore di vino mondiale, raramente importa vini stranieri e che comunque possono reperirsi solo nelle grandi città. Il vino kosher è però un’eccezione, poiché viene utilizzato dalla comunità ebraica con spirito religioso, piuttosto che come semplice prodotto di consumo. È, quindi, possibile trovare i vini kosher nelle città dove sono presenti comunità ebraiche di un certo numero, come a Roma, Torino, Milano e Firenze.
Per quanto riguarda le zone vitivinicole, i vini israeliani più interessanti sono coltivati nella Galilea, ma va tenuto presente che i vini non kosher sono di forte stampo internazionale. Quindi grande concentrazione di colore, molta morbidezza e soprattutto uso di barrique nuove, che incidono notevolmente sul ventaglio olfattivo del vino, regalando sensazioni speziate dolci, certe volte un po’ troppo intense. I vitigni coltivati, poi, sono principalmente quelli internazionali, come lo chardonnay, il cabernet sauvignon, merlot e sauvignon blanc. Si stanno diffondendo anche lo shiraz e il cabernet franc.
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