IO SONO SERGIO GUASTELLA! MA QUANDO MAI?

La campagna dei sostenitori di Sergio Guastella ha colpito certamente. Non sono in grado di capire e prevedere se tale iniziativa certamente originale porterà voti al candidato sindaco del centro sinistra, ma un risultato lo ha già ottenuto: se ne parla.

E, in questo caso, se ne scrive. O almeno ci provo.

Vengo al dunque. La campagna è nota a tutti i ragusani. Si tratta di manifesti di varie misure (i grandissimi sei metri per tre e quelli di un metro scarso alle fermate dei bus urbani) sui quali decine di volti, la gran parte di giovani uomini, qualche ragazza e un paio di volti più maturi, compaiono in primissimo piano, con gli occhi fissi all’obiettivo della camera. Accanto a tutti questi volti un solo semplice e diretto messaggio “io sono Sergio Guastella”.

A qualcuno di questi volti sono in grado di associare il nome, in altri nome e cognome e professione. Qualcuno rimane a me sconosciuto. Credo, immagino si tratti di amici dell’avvocato Guastella che si sono messi a sua disposizione per sostenerlo nella difficilissima campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Ragusa, che vede Guastella avversario anche di Salvatore Battaglia dell’Mpa ma soprattutto del sindaco uscente del centrodestra, Dipasquale. Credo anche che se non tutti ma certamente molti di questi volti con accanto la scritta “io sono Sergio Guastella” saranno candidati al consiglio comunale che si rinnova anch’esso e, nell’ipotesi dell’elezione di Guastella a primo cittadino ibleo potremmo trovare qualcuno di questi giovani volti nel ruolo di assessore. Ma nella trentina di volti che appaiono nell’originale campagna d’immagine c’è ne è uno che mi ha colpito personalmente e non poco. Speriamo qualcuno dei miei quattro lettori lo possa conoscere e ritendolo il caso anche presentarmelo (ma io uso uno pseudonimo, e solo il direttore e l’editore di questa testata sanno chi io sia nella realtà). Allora, dicevo, si tratta di un giovane uomo dall’apparente età di quaranta anni o poco meno. Si caratterizza e facilmente riconosce per via dei lunghi capelli neri, una altrettanto nera e altrettanto lunga barba, un fazzoletto a tinte rosse che si intravede annodato al collo, come il Lucio Battisti degli anni ’70.

Lo dichiaro subito: non conosco il nome, la professione, la provenienza, le idee di questo volto che sembra provenire da altre epoche, ma sono certo che, dovesse questo signore candidarsi al consiglio comunale, avrà quantomeno un voto: il mio (ma, immagino, anche il suo). Mi occorre sapere solo se si candida e quale il suo nome e la sua lista di appartenenza.

Scelta azzardata? Certamente, nel votare al consiglio comunale per uno sconosciuto si fa opera di incoscienza, di superficiale accondiscendenza a sensazioni in questo caso solo visive e non a confronti personali o quantomeno di scritti ed opere. E sono d’accordo. Ma io sono pronto a votare per questo signore che da ora in poi, per comodità, chiameremo Lucio (come Battisti, per i capelli e il fazzoletto al collo) Daolio (come Augusto, indimenticato leader e voce dei Nomadi per via della folta barba mediterranea ma, è inutile dirlo, augurandogli lunghissima vita, considerato che sia Battisti che Daolio sono morti ormai da decenni). Voterò per Lucio Daolio perché proviene dai modernissimi anni ’70, perché una sua presenza in consiglio comunale rappresenterebbe la rottura di schemi ormai consolidati di cravatte con nodi di un metro cubo, hogan e camice a righe grosse insieme a tailleur grigi con collant neri e tacchi dodici. Per carità, nulla di male a vestirsi tutti uguali e sostanzialmente tutti bene, anzi. Ma quella folata di originalità, quella spruzzata di vecchio/nuovo direttamente proveniente dai magici ’70 troppo in fretta archiviati come utopistici oppure “di piombo” sarebbe – secondo Hicsuntleones – molto salutare.

Io tifo per Lucio Daolio, anche se non dovesse essere eletto, anche se non dovesse nemmeno candidarsi. Io tifo per lui per il solo fatto che ha messo la sua faccia sui manifesti, con quei capelli e quella barba e quel fazzoletto rosso al collo. Forza Lucio, forza Daolio, se il dieci per cento dei tuoi coetanei fosse come te, ma poi, come sei davvero?, insomma, se il dieci per cento fosse come io stesso vorrei essere e non riesco ad essere, staremmo tutti meglio.

 

 

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