IO, LEI E LO SPECCHIO INTERVISTA A UN EX PARRUCCHIERE

Angelo è un ex parrucchiere, molto bravo tra l’altro.  Un giorno  ci siamo trovati a discutere  sul mondo femminile e gli ho chiesto, allora, se  sarebbe stato disposto a fare un’intervista, perché le sue osservazioni mi erano parse interessanti.

Angelo, tu eri un parrucchiere…

Sì, in effetti ero un parrucchiere,  per signora per l’esattezza, e avevo anche un salone.

Cosa ti ha portato a scegliere questo tipo di lavoro?

A dirla tutta volevo fare l’idraulico.

Ah!

Sì, l’idraulico! Mi interessava per due motivi, per il tipo di lavoro in sé e l’aspetto economico.

E allora perché una scelta tanto diversa?

Dopo qualche mese di apprendistato come idraulico, (all’epoca si usava così) fui convinto dalla famiglia, che già operava nel settore, di diventare parrucchiere.

Capisco, ma che cosa  ti ha convinto a diventarlo, visto che eri molto più interessato ad un settore  ben diverso?

La curiosità e la sfida con me stesso.

Spiegati.

Innanzitutto per  le donne, che a me piacciono molto. Per la sfida: un conto è lavorare prevalentemente con uomini, mentre lì, sarei stato solo con donne.

Quali difficoltà hai incontrato agli inizi?

Tante! Una è stata il confronto con loro, poi vincere la timidezza e, andando avanti nel tempo, mantenere una mentalità maschile e non maschilista, e infine, imparare una professione che non mi attirava.

Cosa intendi per confrontarti con loro?

Innanzitutto vorrei specificare una cosa: il confronto l’ho scoperto andando avanti nel tempo, mantenere una mentalità maschile si metteva in netta contrapposizione a quello femminile, permettendomi di conoscere un mondo dentro il mondo.

Interessante, sei anche filosofo, vedo, ma vuoi per cortesia spiegarti meglio?

Penso tu abbia presente un classico salone da parrucchiere.

 

 Sì, d’accordo, ma..

Tra gli arredi, ciò che non può mai mancare è lo specchio e come tale, la cui funzione, è proprio quella di riflettere chi sta davanti. Il bello è che, nel caso del parrucchiere, oltre che riflettere la cliente, gli dà l’opportunità di guardarla senza essere visto e scoprire così,  attraverso le varie espressioni della cliente, le emozioni che la animano.

 Ma anche la cliente può vederti…

Certo, ed è giusto che sia così, ma io  ho molti più punti di osservazione. Lo specchio mi aiutava quando ponevo domande, tipo intervista, alla cliente, per conoscerne la personalità, il gusto e il desiderio (conscio e inconscio) della stessa, applicando delle regole di estetica morfologica e di attenzione al buon gusto.

E poi?

Valutavo le varie proposte, suggerendo delle alternative, spiegando e discutendo insieme per  arrivare alla scelta finale, passare all’esecuzione dei vari lavori da eseguire. Alcune volte consigliavo un trucco adatto alla morfologia del suo viso, sperando anche  che fosse accettato.

 Accettavano?

Sì, perché avevamo concordato.

I risultati in linea di massima erano buoni. In altre parole le tue clienti erano sempre contente?

La maggior parte sì, erano soddisfatte e contente dei suggerimenti avuti, in qualche caso,  addirittura, i mariti stessi si complimentavano per il lavoro fatto. Erano  grandi soddisfazioni.

 E le altre?

Quando una cliente non era completamente soddisfatta, c’era comunque un motivo valido e ne era consapevole Spesso perché aveva i capelli troppo corti o da trattare prima. L’obbiettivo si poteva raggiungere solo dopo qualche mese, come per esempio nel caso di un tipo  taglio, facendo crescere i capelli.

 Bene…  ma la conoscenza del mondo femminile? Il fatto che sei rimasto maschile e non maschilista?

Mantenere il proprio essere cosciente e consapevole di essere maschio, ma con un occhio di riguardo e rispetto all’essere femminile, perché comunque, in ogni uomo e donna (l’ho capito col senno di poi) vi è una parte di entrambi,  ed è importante per una consapevolezza di “uguaglianza” (di uguale valore) nell’essere.

 E la parte maschilista che a quanto pare hai superato?

Sono un essere umano e,soprattutto, non sono un santo, ma ci sto attento.

 M’è parso di capire che una delle tue prerogative sia anche quello di avere capito (il mondo dentro il mondo), che questo tipo di professione ti ha fatto scoprire l’animo femminile.

Sì, bisogna tenere presente che il rapporto tra parrucchiere e cliente è di assoluta fiducia. Il parrucchiere con le sue mani crea, ma soprattutto si instaura un rapporto attivo  (lui) e passivo (lei) quindi agisce sull’aspetto emozionale della sua cliente toccandole  la testa.

 Questo rapporto attivo-passivo comporta delle conseguenze.

Certamente, la donna ,col  tempo,  si esprime e si confida, spesso in cose anche intime e delicate. Alla lunga se sei una persona con un  minimo sindacale di  sensibilità e di testa, impari. Impari proprio tanto!

E il salone? Chiuso? Perché, dato che ti dava tutte queste soddisfazioni?

Perché l’unica cosa che non cambia mai…. è il cambiamento, se si vuole vivere e non vegetare. Io adesso lavoro in un altro settore prevalentemente maschile. Con lo stesso appagamento e soddisfazione.

 Angelo! E le tue clienti? Tutte abbandonate?

Sì, tutte, eccetto una.

 Una e come mai una sì?

Lei è speciale.

 Perché?

Perché lei è intoccabile, è così che la chiamo da quando l’ho conosciuta ed è l’unica che  mi ha incuriosito di più per il suo modo di essere: una donna che è riuscita con grande ironia a ritrovare la sua femminilità negata.

 

                                                 

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