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INTERVISTA ALLA MOGLIE D’UN PASTORE
25 Nov 2012 06:56
Come anticipato la scorsa settimana ecco adesso l’intervista alla moglie del pastore Luigi, la signora Ida.
Che cosa significa, per lei signora Ida, essere la moglie di un pastore?
Cosa dire!? Io mi sento una moglie come tante… che in seguito si è interessata del lavoro del marito e ha collaborato con lui.
Posso chiederle come lo ha incontrato?
Ma sì, certo! Con delle amiche sono andata ad una festa al lago di Erdemolo, (Specchio d’acqua nell’alta Valle dei Mocheni, o del Fersina. n.d.r.) dove si svolgeva anche una gara di pesca, su in cima alla valle dove abitavo. Ricordo ancora che era un piovoso 23 agosto. Anzi a dire la verità nevicava anche. Ci ero andata di nascosto di mia mamma. Quindi direi che la cosa era ancora più interessante.
Quanti anni aveva?
Ero ancora una ragazza: 19 anni.
L’età più adatta per evitare di chiedere un permesso, che sarebbe stato sicuramente negato.
Sì, era molto rigida mia mamma e severa. Ma, in genere in Palù, il mio paese, le usanze erano queste.
E l’incontro col futuro marito come avvenne?
Faceva freddo e nevicava anche, come ho detto poco fa. Ad un certo punto si avvicinò questo giovanotto che mi chìese se volevo qualcosa da bere. Ricordo che ho preso un’aranciata. E poi ci siamo messi a conversare del più e del meno. A me è rimasto impresso e… per un anno non ho più avuto notizie.
Ma come? Niente, niente?
Niente. Ma a un suo compaesano di passaggio un ‘klomer’, lei sa che in dialetto chiamiamo così gli ambulanti, chiesi se conosceva un certo Luigi del Maso dell’Aria di Roncegno, E mi dette il suo indirizzo e io gli scrissi una cartolina.
Come mai questa idea della cartolina?
A quel tempo non c’erano i telefoni cellulari. Già telefonare dal telefono pubblico in certi posti era difficoltoso e soprattutto macchinoso. Forse ricorda anche lei qualcosa in merito.
Oh, sì, certo, funzionava meglio la posta, alla fin fine.
Sì, ecco perché la cartolina. Naturalmente sono rimasta sul vago. Volevo vedere che cosa succedeva con l’eventuale risposta.
E?
… e niente , non mi ha risposto. E a quel punto, ho pensato di lasciar perdere.
Quindi?
Quasi un anno dopo, il primo di agosto, era la sagra del paese e stavo andando al ballo. Bastava che ci fosse un uomo che accompagnava la ragazza quindi mi sono messa d’accordo con uno del paese cui piaceva ballare. Strada facendo ho incontrato un gruppo e nel gruppo c’era anche Luigi. Ma non l’ho manco riconosciuto. Solo il giorno dopo, mi sono quasi scontrata con lui sulla strada, io venivo da una strada e lui dal sentiero che sboccava.
Era venuto alla festa pure lui?
Sì. Stava tornando il giorno dopo, appunto in montagna dal suo gregge.
E allora?
Allora finalmente è cominciata la nostra storia. Tenga conto che ci si vedeva ben poche volte, anche per il tipo di lavoro di pastore itinerante che faceva. Ci siamo sposati due anni dopo.
Quali sono state le difficoltà che ha incontrato all’inizio del suo matrimonio?
Le difficoltà all’inizio sono state davvero tante. Prima di tutto, ho cambiato paese: dalla Valle dei Mocheni sono andata in Valsugana; il marito era assente, perché era all’alpeggio e io non potevo seguirlo; poi quasi subito si è ammalato gravemente mio suocero e io lo curavo e anche per vedere mio marito dovevo aspettare il fine settimana dove ero sostituita nelle cure del malato da mio cognato e non sempre era possibile.
Certo che come sposa novella…
Sì, non è stato facile. Poi aspettavo il primo figlio… Insomma i primi anni sono stati un grande rodaggio. Io e anche Luigi credevamo nel matrimonio, sul serio, altrimenti credo non avrebbe retto.
Che cosa l’ha convinta che suo marito faceva un lavoro interessante e comunque un lavoro dignitoso e utile alla famiglia?
Quando andavo a trovarlo, vedevo il lavoro che faceva. E mi rammento che una volta (e questo mi ha tanto impressionato) aveva la brina sul cappello. Quindi ho capito che quando mi raccontava la vita all’aperto, ho cominciato a prendere veramente coscienza del tipo di lavoro e cosa comportava: sacrifici, fatiche, disagi, intemperie. Ho anche capito che la sua vita lavorativa era molto più difficile e dura della mia. E questo è servito a capire che uomo era.
E i suoi figli?
D’inverno mio marito era in transumanza, mentre d’estate andava a gestire una malga, dove si allevavano principalmente manze. Li andavo pure io e anche i miei due figli ci seguivano. Giulio, il maggiore, era bravissimo con questi armenti, (li conosceva tutti per nome e anche i proprietari fin da ragazzino), mentre Giorgio amava di più il gregge di pecore e transumante.
Durante la transumanza che durava da novembre a maggio, il Natale (siamo quasi a questa festa) come la trascorreva e quale significato dava?
Spesso non era possibile passarlo insieme perché era difficile trovare sostituti. Quando non c’era mio marito, il Natale era un po’ più triste e solitario. Si sa che questa festa è della famiglia, quindi l’assenza si sentiva tanto. Ma mi facevo forza per i bambini.
Come considera questo matrimonio?
Mi sento soddisfatta e devo dire orgogliosa di essere riuscita a portarlo avanti. Naturalmente non è solo merito mio. Mi ritengo fortunata di avere incontrato una persona come Luigi, che mi ha capita, rispettata come donna e fatta sentire importante per lui. Pur tra tante difficoltà, sono stata felice con lui e, tuttora, condividiamo una serenità e uno stare insieme appagante.
Grazie signora Ida, è stato un piacere conoscere lei e suo marito. Dedico anche a lei una poesia, anzi una parte che mi fa pensare a lei e alla sua femminilità. Di Giacomo Leopardi Canto notturno di un pastore errante dell’Asia (versi 1-20 e 133-138).
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