INTERVENTO DI SALVO ZAGO IN OCCASIONE DEL TRENTESIMO ANNIVERSARIO DELL’UCCISIONE DELL’ONOREVOLE PIO LA TORRE

Erano le 9,30 del mattino di quel 30 aprile 1982 quando la mafia uccideva, in piazza Generale Turba a Palermo, l’onorevole Pio La Torre, segretario del PCI siciliano e Rosario Di Salvo, suo amico e compagno di partito che l’accompagnava in macchina nei suoi spostamenti. Appena si diffuse la notizia, ovunque in Sicilia le piazze si riempirono di militanti comunisti e di semplici cittadini, increduli, indignati, commossi. A me la notizia arrivò alle 10,20, quando Bruno Marasà mi chiamò al telefono dell’aula consiliare del Comune di Comiso, dove mi trovavo assieme a Nicola Cagnes ed altri pacifisti, comisani e stranieri, impegnati nello sciopero della fame messo in atto per impedire la costruzione della base missilistica di Comiso. “Hanno ammazzato Pio”, gridò Bruno al telefono, evidentemente sconvolto, come tutti noi e i tantissimi altri, comunisti e non, via via che la notizia si diffondeva. Pio lo aspettavamo per il comizio della domenica 2 maggio, programmato a seguito dello sciopero della fame e della straordinaria manifestazione del 4 aprile, la mitica “marcia dei centomila” che ha forgiato migliaia di giovani, presenti a quello che è diventato l’evento storico icona della battaglia pacifista, in Italia ed in Europa, contro i missili a Comiso e il riarmo atomico nel mondo.

Oggi è in corso, a distanza di trent’anni esatti, un altro sciopero della fame, da parte dell’on. Giuseppe Digiacomo, nel piazzale antistante l’aeroporto di Comiso. Naturalmente le motivazioni sono differenti: allora contro l’installazione di quei mostruosi strumenti di morte che avrebbero potuto distruggere sette volte l’umanità intera, oggi per far decollare aerei, per la mobilità di merci e persone e quindi per attivare strumenti di vita, di collegamenti, di interscambi tra popoli e Paesi e perciò  per la crescita e lo sviluppo di territori e popolazioni e non per la loro distruzione.

Ecco perché mi pare di poter dire che un filo rosso lega l’iniziativa di oggi, per la quale non si può non ringraziare l’on. Digiacomo, a quella di allora: oggi si vuole attivare quello che era uno degli obiettivi della riconversione dell’ex base missilistica, e cioè un aeroporto per uso civile, turistico e commerciale. Obiettivo che era stato facile individuare in considerazione della penalizzante marginalità geografica che patisce la provincia di Ragusa, della mancanza di collegamenti con le altre province siciliane, e delle enormi potenzialità legate all’economia iblea – agricoltura, commerci, turismo – che l’aeroporto avrebbe potuto sviluppare in modo esponenziale. Obiettivo, tra l’altro, compatibile e non alternativo alle altre opzioni che già allora vennero indicate: politecnico del Mediterraneo, il Centro Mediterraneo della Protezione Civile, polo turistico-ricettivo, etc. etc. .

Ecco da dove nasceva, da dove è nata l’intitolazione dell’aeroporto di Comiso a Pio La Torre, divenuto patrimonio comune, collettivo. La Torre figlio nobile della Sicilia democratica e progressista oltre che icona antimafia come altri siciliani illustri, Falcone, Borsellino e tanti altri eroici servitori dello Stato democratico e repubblicano. 

Qualcuno a Comiso, che non poteva non sapere e non poteva non capire, invece non capì e si rese protagonista di una scelta, la rimozione dell’intitolazione dell’aeroporto,  che certo non ha minimamente scalfito la memoria e la figura di Pio La Torre, che rimane punto di riferimento delle nuove generazioni di giovani e della Sicilia del futuro. Scelta che ha qualificato negativamente chi la compì, dinanzi la Sicilia e l’Italia tutta, anticipando, sinistramente, la sequela di guasti, ahinoi molti irreparabili, che la sua azione amministrativa da lì in poi avrebbe provocato a Comiso, nella città dell’ex base missilistica, nella città di Pio La Torre. 

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it