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Interrogata l’intelligenza artificiale sulla siccità: le risposte aumentano la nostra rabbia
03 Ago 2024 08:25
Catacocha è una città di quasi 8mila abitanti della provincia di Loja, nel sud dell’Ecuador, zona conosciuta per le condizioni di severa aridità. Lì piove, se e quando, nei primi sessanta giorni dell’anno solare. Poi niente per dieci, a volte undici lunghi mesi. Tutto questo fino a vent’anni fa, quando sostenere che in quell’area quasi ai confini con il Perù l’acqua scarseggiasse, equivaleva a sprizzare ottimismo da tutti i pori: da agosto alle prime piogge di gennaio, il sistema idrico forniva in media acqua soltanto un’ora al giorno.
Nel 2005 uno storico locale, Galo Ramón, convinse gli abitanti ad applicare l’antico metodo dal popolo dei Palta, gli indigeni che circa mille e passa anni fa individuarono per fare fronte all’endemica siccità. Così a partire da allora, nelle zone montane attorno a Catacocha sono state realizzate centinaia di lagune artificiali per la raccolta e lo stoccaggio di acqua piovana. Il sistema, che prevede serbatoi e gestione del deflusso attraverso piccoli muri di contenimento, consente adesso di raccogliere l’acqua delle violente piogge di gennaio e febbraio, che si accumulano fino a 700 millimetri. Secondo Galo Ramón “stoccare l’acqua piovana, dosare l’infiltrazione e ricaricare le falde acquifere era l’unico modo per far fronte a tale aridità”. Nel 2018, il successo del sistema lagunare indigeno di Catacocha è stato inserito nel Programma Idrologico Internazionale dell’Unesco.
Torniamo a parlare di acqua perché una siccità mai vista a memoria d’uomo sta cambiando la quotidianità di tutti noi. Al netto di interruzioni causate da guasti, la persistente assenza di piogge depaupera le falde acquifere, accentuando lo spreco che esiste da decenni dentro e fuori le tubature pubbliche.
Prima non ci facevamo caso, ora sì. Ci chiediamo se sia il caso, soprattutto nel ragusano, di tornare a prendere in considerazione quanto fatto a Catachoca. Tornare, perché i nostri avi già accumulavano l’acqua piovana nelle ‘sterne’ presenti in ogni abitazione di campagna, a volte anche in città.
Secondo Daniela Ducci, docente di Geologia all’Università di Napoli e consigliera della Società idrogeologica italiana, intervistata mercoledì da Repubblica Palermo, puntare invece su un sistema di invasi per la raccolta dell’acqua piovana non è la soluzione. “Le fonti sommerse sono meno suscettibili all’evaporazione dettata dalle alte temperature. Non dobbiamo farci prendere dall’ansia dell’emergenza realizzando nuovi invasi. I dati ci dicono che l’84% dei fabbisogni idrici del Paese arrivano dalle falde sotterranee, che siano sorgenti o pozzi. Il futuro è lì. Purtroppo spesso vengono favorite opere faraoniche laddove il problema potrebbe essere risolto con opere più semplici”, ha dichiarato. Alla domanda se l’attuale situazione fosse prevedibile, Ducci ha risposto: “Sì, parte da lontano. Tutti noi ormai sappiamo che i cambiamenti climatici comportano una diminuzione delle piogge e un aumento delle temperature”. La docente ha ricordato che le falde dell’Etna e dei Nebrodi sono copiose d’acqua, così come la Piana di Palermo.
Pervaso da curiosità, ho chiesto a ChatGPT – un chatbot basato su intelligenza artificiale – di elaborare un piano per risolvere la siccità in Sicilia. Queste le sue risposte, elaborate in pochi secondi.
Sfruttamento del Giacimento d’Acqua Sotto i Monti Iblei
Perforazione e pompaggio: la scoperta di un giacimento d’acqua tra i 700 e i 2500 metri sotto i Monti Iblei rappresenta una risorsa potenziale. Investire in tecnologie avanzate per l’estrazione di quest’acqua potrebbe alleviare la crisi. Tuttavia, è essenziale valutare la sostenibilità di tale operazione per evitare l’esaurimento rapido della risorsa.
Riparazione e Modernizzazione della Rete Idrica
Riduzione delle perdite: modernizzare le infrastrutture per ridurre le perdite d’acqua è fondamentale. Il governo regionale ha incaricato un’unità di crisi di individuare interventi strutturali urgenti, È indispensabile una revisione completa delle condotte e degli impianti di distribuzione.
Incentivazione delle Tecnologie di Desalinizzazione
Riapertura dei dissalatori: Agrigento, ad esempio, ha un dissalatore dismesso a Porto Empedocle che potrebbe essere riattivato. Investire nei dissalatori lungo le coste siciliane potrebbe fornire un approvvigionamento idrico costante e ridurre la dipendenza dalle risorse sotterranee.
Utilizzo di Energia Rinnovabile per l’Estrattiva e il Trattamento dell’Acqua
Energia solare ed eolica: usare fonti di energia rinnovabile per alimentare i sistemi di pompaggio e trattamento dell’acqua può ridurre i costi operativi e l’impatto ambientale.
Agricoltura Sostenibile e Tecniche di Irrigazione Efficienti
Irrigazione a goccia: promuovere tecniche di irrigazione come il ‘drip irrigation’ per minimizzare lo spreco d’acqua. Questo approccio è particolarmente efficace nelle regioni con risorse idriche limitate.
Collaborazione tra Settore Pubblico e Privato
Partnership strategiche: creare alleanze tra enti pubblici e privati per finanziare e implementare le infrastrutture idriche necessarie. Coinvolgere il settore privato può accelerare l’innovazione e l’efficienza dei progetti.
Sensibilizzazione e Educazione della Popolazione
Campagne di informazione: informare la popolazione sull’importanza del risparmio idrico e delle pratiche sostenibili. La partecipazione attiva dei cittadini è cruciale per la riuscita di qualsiasi intervento.
A questo punto, molti diranno: sono tutte cose che già sappiamo da tempo, l’Intelligenza artificiale non scopre nulla di nuovo. Appunto: sapevamo, ma non abbiamo agito. La politica dimostra, ancora una volta, di essere costretta a tamponare, ma di non sapere programmare. La moda di dare addosso ai predecessori si ripete all’infinito e diventa una penosa comica. Così, ogni anno, serve un’emergenza per prendere coscienza di ciò che manca. E’ da quando eravamo bambini che ci raccontano di intere province siciliane assetate. Che continuano ad esserle, solo che le condizioni climatiche hanno esteso il fenomeno.
Spesso, poi, si parla del pericolo di perdere turisti, come se innanzitutto i quattro milioni e ottocento mila abitanti dell’Isola non avessero il diritto di avere l’acqua in casa. Tutto il giorno, tutti i giorni. Come a Catacocha, Ecuador.
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