È l’8 aprile quando il signor Ferdinando, 39 anni, residente a Modica e affetto da cirrosi epatica, si vede prescrivere dal proprio medico di famiglia un’ecografia dell’addome completo, da eseguire con urgenza entro 10 giorni, a causa del rischio di complicazioni gravi e potenzialmente irreversibili. Il medico, consapevole del quadro clinico delicato e della pericolosità […]
Internet ci ha resi più stupidi?
05 Dic 2024 08:40
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
“Il marcire del cervello”: così potremmo tradurla in italiano. Non senza qualche licenza poetica. Ovvero il deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona a seguito di un’esposizione eccessiva ai contenuti più banali sul web. Basti pensare al clamoroso e virale successo della serie di video, diversamente intelligenti, capaci di ottenere miliardi di visualizzazioni innanzitutto tra i più giovani.
Il prestigioso Oxford Dictionary, dopo un’analisi approfondita dei dati linguistici e alla luce del dibattito pubblico nel mondo che ha infuriato attorno a questa formula, ha individuato in “Brain rot” la parola dell’anno.
“Marciume del cervello” descrive il fenomeno per il quale, secondo gli esperti, regrediscono le facoltà cognitive di un numero crescente e impressionante di individui umani risucchiati letteralmente dal consumo quotidiano di massicce dosi online di contenuti soft, leggeri, elementari, quando non sciocchini e demenziali. Fanno male alla salute del cervello, che si affatica nel visionare informazioni prive di valore intellettuale.
Ecco la scoperta. Le minkiate sul cellulare insomma non sarebbero particolarmente stimolanti. “Marcescenza del cervello”. Sì. Così l’hanno definita. Perché chiamarla “rincoglinenza da telefonino” ad Oxford non sarebbe stato educato.
La scienza oggi non usa giri di parole o circonlocuzioni per denunciare rischi reali. Trascorrere ore a scrollare post, video, foto sui social può ridurre le abilità attentive e indurre il cervello ad assopirsi e a perdere la capacità di elaborare e conservare e mantenere le informazioni più complesse. Il consumo massiccio di contenuti online rudimentali, privi di spessore e profondità intellettuale, può danneggiare insomma attenzione, memoria e cambiare anche la materia grigia cerebrale. A dire il vero, io ritengo che per la putrefazione intellettuale non basti scrollare su internet. Bisogna avere un talento personale anche nella vita reale. A prescindere.
Divampano sempre più e ovunque i timori della società e degli esperti in particolare per come sta evolvendo o involvendo la nostra esistenza virtuale, il modo in cui la cultura di Internet pervade le nostre identità e i contenuti della nostra comunicazione.
Il direttore di “Oxford Languages” ci offre una notazione interessante: “Trovo affascinante che il termine ‘marcescenza cerebrale’ sia stato adottato di nuovo dalla Generazione Z e dalla Gen Alpha, quelle comunità in gran parte responsabili dell’uso e della creazione dei contenuti digitali a cui si riferisce il termine … Queste comunità hanno amplificato l’espressione attraverso i canali dei social media, il fatto stesso che si dice causi il ‘marciume del cervello’ mostra una consapevolezza di sé un po’ sfacciata nelle generazioni più giovani sull’impatto dannoso dei social media.”
Credo che sia proprio questo il punto, lo dico polemicamente, ma con la leggerezza di un brain molto rot della Sicilia sud orientale: la generazione di oggi, per quanto scrolli col ditino online esageratamente (sovente per puro divertimento e relax, ripeto, sovente per mero divertimento), non ha smarrito autocoscienza, autoironia e senso critico. E non tutti i neuroni dei nativi digitali sono in putrefazione. Le adolescenti e gli adolescenti non ignorano gli effetti nocivi di certe abitudini. Domanda provocatoria, a proposito di “putrefazione neuronale encefalica”: gli adulti invece sono altrettanto consapevoli e lucidi dinanzi a certi programmi tv? Siamo sicuri che alcuni prodotti di intrattenimento o a “sfondo politico” siano balsami iperstimolanti dell’attività cerebrale? Chiedo per un amico. È il nipote di Albert Einstein. L’ho letto su internet. O forse era un naufrago del “Grande Fratello”. Non ricordo. Il mio brain perde colpi. “Lo stiamo perdendo!”
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