INSETTICIDI RESPONSABILI DEL DECLINO DEI VOLATILI IN EUROPA

Ricercatori della Radboud University in Olanda hanno condotto uno studio che, per la prima volta, fornisce la correlazione diretta tra gli insetticidi neonicotinoidi e gli esiti nocivi sui vertebrati.

In particolare, la ricerca ha analizzato come l’imidacropid (uno dei composti appartenenti alla classe dei neonicotinoidi) sia responsabile del netto calo di individui nelle popolazioni di uccelli insettivori, cosa prima soltanto ipotizzata.

I neonicoticoidi, lanciati come alternativa sicura al famigerato DDT nei primi anni ’90 come un «modo più ecologico per trattare i parassiti delle colture», sono una classe di insetticidi con effetti neurotossici (sul sistema nervoso degli insetti) e sono utilizzati in grandissime quantità e da molti anni nella concia delle sementi e in modo da proteggere alcuni tipi di piante dagli insetti. Le piante però riescono ad assorbirne soltanto una minima percentuale che si disperde, per la maggior parte, nel  terreno e poi nelle acque (rimanendo attivo quasi 3 anni) dove va a colpire gli insetti acquatici uccidendoli.

L’inesorabile e continuo declino del numero di uccelli insettivori si deve proprio  all’eccessiva morìa degli insetti acquatici, che costituiscono la fonte primaria del loro nutrimento.

Dalle analisi effettuate sulle 15 specie di uccelli monitorate si evince che già ad una concentrazione di 20 nanogrammi di imidacropid ogni litro d’acqua risulta «costantemente associata» una diminuzione del 3,5% l’anno di individui nelle popolazioni di uccelli insettivori. «In dieci anni si tratta di una riduzione del 35% della popolazione locale, una cosa davvero enorme». Secondo la ricerca questi insetticidi avrebbero influenzato «marcatamente» il declino delle popolazione di volatili in Europa con un preoccupante calo addirittura del 20% di alcune specie solo negli ultimi 3 anni.
(fonte: Declines in insectivorous birds are associated with high neonicotinoid concentrations pubblicato su Nature, luglio 2014).

Soprattutto in quelle aree ove è più intensiva l’agricoltura e l’uso di tali prodotti, tutto ciò sta creando gravissimi squilibri all’interno degli ecosistemi. Innanzitutto nella catena alimentare alcuni anelli (come gli insetti acquatici) subiscono drastiche e repentine diminuzioni che si ripercuoteno a cascata su tutte le specie tra loro interconnesse, danneggiando più o meno irrimediabilmente i sofisticati e delicati equilibri degli ecosistemi. Ad esempio, anche le piante selvatiche che assorbono l’insetticida presente nell’ambiente, acquisiscono una resistenza posticcia agli insetti, che le rende “immeritatamente” più competitive rispetto ad altre piante che non l’hanno assorbito, minando così quella stabilità instaurata dalla Natura in tempi lunghissimi e secondo i principi di selezione ed adattamento.

In precedenza si è già dimostrato che i neonicotinoidi (anche a bassissime dosi) hanno un ruolo di primo piano nella gravissima diminuzione, in tutto il mondo, del numero di api ed altri insetti impollinatori.

Per tale motivo, alla fine dello scorso anno, la Commissione Europea ha votato una moratoria che prevede la sospensione di questi insetticidi ma “solo” per 2 anni ed applicata “solo” a tre neonicotinoidi (imidacloprid, clotianidin e tiametoxam) rispetto a tutta la classe  e “solo” al loro utilizzo nelle colture da fiore.

Quindi ancora sono in uso ad esempio nelle colture di grano ed ortaggi e per trattamenti nei giardini pubblici. Secondo gli autori della ricerca: «I nostri risultati sul declino delle popolazioni di uccelli dimostrano che i neonicotinoidi potrebbero rappresentare un rischio maggiore di quanto ritenuto fino ad oggi (…) Le leggi future dovranno quindi tenere conto dei potenziali effetti a cascata dei neonicotinoidi sugli ecosistemi». Sarebbe quindi necessario inasprire le normative a riguardo.

 

 

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