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Infrastrutture: i fondi scippati dalla Sicilia e destinati ad opere del Nord
26 Mag 2025 13:03
Un colpo basso, l’ennesimo. Mentre la Sicilia lotta quotidianamente contro strade dissestate, scuole fatiscenti e comuni al collasso, dal Governo arriva una doccia gelata: 900 milioni di euro destinati all’Isola sono stati dirottati verso il Nord Italia. A beneficiarne saranno in particolare il Terzo Valico dei Giovi in Liguria e infrastrutture nel Nord-Est, opere lontane anni luce dai bisogni urgenti della popolazione siciliana.
A lanciare l’allarme è stato il presidente dell’Unione delle Province Italiane, Pasquale Gandolfi, seguito da Anci Sicilia e dai sei presidenti dei Liberi Consorzi dell’Isola. Il messaggio è stato chiaro e durissimo: “In assenza di un’immediata retromarcia da parte del Governo, porteremo questa denuncia su ogni tavolo istituzionale, nazionale ed europeo”.
Secondo i dati forniti da Anci Sicilia, La Legge di Bilancio e il Decreto Milleproroghe hanno ridotto drasticamente i fondi per la Sicilia destinati alla manutenzione straordinaria delle strade provinciali: solo per il biennio 2025-2026, i tagli ammontano a oltre 34 milioni di euro, con una riduzione del 70%. Nel quadriennio 2025-2028 la sforbiciata arriva a 58 milioni, il 48% delle risorse complessive. Si tratta di fondi già programmati, con cantieri in fase di progettazione o prossimi all’apertura, ora improvvisamente bloccati.
Non si tratta, dunque, soltanto di semplici promesse mancate. I fondi colpiti dal taglio erano già programmati, con progetti cantierabili riguardanti viabilità secondaria, ciclovie, sicurezza degli edifici pubblici, rigenerazione urbana. Risorse concrete, vitali, per una regione che da decenni rincorre una parità infrastrutturale mai davvero arrivata. Ora tutto si ferma, ancora una volta.
Il prezzo dell’abbandono
A pagare sarà, come sempre, il Sud. In particolare la rete stradale siciliana, una delle peggiori d’Europa secondo i dati del MIT e di Legambiente. In moltissime zone interne, i collegamenti sono già ridotti al minimo. In caso di frane, basta un crollo o una chiusura per isolare interi comuni. Con questi fondi si sarebbero potuti finanziare interventi salvavita.
Inizialmente si era ipotizzato un dirottamento per finanziare il Ponte sullo Stretto, ma il Ministero delle Infrastrutture ha smentito. Il danno però è rimasto, anzi aggravato: i soldi non restano nemmeno nel Mezzogiorno, ma vanno al Nord. Un gesto che suona come uno schiaffo in faccia a chi da anni chiede investimenti veri, non promesse elettorali.
Salvini diche che i fondi verranno recuperati, ma restano dubbi
Il ministro Matteo Salvini, firmatario della rimodulazione, ha provato a rassicurare: “I fondi verranno recuperati nella prossima legge di bilancio”. Ma la Sicilia ha già visto sfumare miliardi con la revisione del PNRR. Tra i casi più eclatanti, l’eliminazione del collegamento ferroviario con il porto di Augusta, cancellato per “ritardi tecnici”.
Il sospetto, sempre più condiviso da analisti e amministratori locali, è che ci sia una strategia di fondo: disinvestire sistematicamente dal Sud per alimentare l’industria del Nord, a costo di sacrificare territori interi.
Cresce l’indignazione
“Il definanziamento di circa 900 milioni di euro destinati originariamente a piani infrastrutturali e manutenzione stradale in Sicilia è una scelta che desta profonda preoccupazione. Soprattutto in un momento in cui l’Isola deve trasformare la programmazione, elaborata negli anni scorsi, in cantieri e opere concrete. Rivolgo al Governo nazionale un appello rispettoso ma determinato: rivedere questa decisione per scongiurare una penalizzazione francamente ingiustificabile. Non chiediamo privilegi, ma che non ci vengano tolte certezze e che ci sia pari dignità nella distribuzione delle risorse”. Così l’eurodeputato Marco Falcone, vice capo delegazione FI nel Gruppo PPE al Parlamento Europeo, a seguito dei tagli a quattordici programmi dei ministeri delle Infrastrutture e dell’Interno che nel complesso spostano 10,7 miliardi di euro, stanziati fino al 2036, da opere e progetti in Sicilia al Terzo valico dei Giovi in Liguria e ad opere nel Nord-Est. “Sia gli amministratori locali, attraverso l’Anci, che i costruttori edili dell’Ance – aggiunge l’azzurro Falcone – lanciano un grido d’allarme che non arriva per caso. Comprendiamo le esigenze di bilancio e di assestamento a livello nazionale, ma ciò non può e non deve avvenire a scapito del Mezzogiorno e, in particolare, delle risorse della Sicilia. Da Bruxelles siamo impegnati a vigilare affinché l’Isola non sia marginalizzata, ma valorizzata per il suo ruolo strategico nel Mediterraneo e per il potenziale che può offrire all’intero sistema Paese”, sottolinea l’eurodeputato Falcone, ricordando che “tra i programmi definanziati figurano, ad esempio, il Fondo per la mobilità sostenibile; i programmi su manutenzione e viabilità di Regioni, province e città metropolitane; i contributi ai Comuni per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio; rigenerazione urbana nei Comuni e piccole opere nei centri sotto i mille abitanti; fondi di progettazione e aiuti agli enti sciolti per mafia”.
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