INDAGINE SUL FEDERALISMO FISCALE. SUD PENALIZZATO

Il Senatore Marco Stradiotto del Partito Democratico ha fatto “due conti” sugli effetti del federalismo fiscale a carico dei comuni, che dovrebbe sostanziarsi attraverso il passaggio dal sistema dei trasferimenti provenienti dallo Stato ad un regime di autonomia impositiva locale, basato su un insieme di imposte a carico degli immobili presenti sul territorio. Basandosi sui dati della Commissione paritetica per il federalismo fiscale (Copaff) presso il Ministero del Tesoro, Stradiotto calcola che, complessivamente, le entrate a favore dei Comuni diminuirebbero di 445 milioni di euro, con ulteriori effetti di compressione delle possibilità (già ridotte da questo Governo) dei Comuni stessi di fornire servizi ai cittadini. Servizi che vanno dal riscaldamento delle scuole dell’infanzia e primarie alla disponibilità di polizia locale; da un’anagrafe efficiente all’informatizzazione delle pratiche di ogni genere; per non parlare del controllo su raccolta e smaltimento dei rifiuti; etc. Si viene a realizzare anche una redistribuzione delle entrate fiscali, che vede premiate prevalentemente le Amministrazioni comunali del Nord (Bologna +40%, Milano +34%, Firenze +33%, Venezia + 26%) e quelle di località turistiche dove è forte la presenza di seconde case (con l’estremo di Olbia +180%); mentre le città del Sud ne uscirebbero pesantemente penalizzate (Potenza -56%, Napoli -61%, con l’estremo de L’Aquila -66%). Per quanto riguarda i capoluoghi siciliani:  Palermo rischia di perdere il 55% dell’ammontare dei trasferimenti statali del 2010, Catania il 43%, Messina addirittura il 59%, Caltanissetta e Trapani il 30%, Agrigento e Siracusa il 22% e  Ragusa fortunatamente solo il 15% delle entrate. I trasferimenti dallo Stato ai Comuni, infatti, si fondano su valutazioni demografiche (numero dei residenti, e poi anche composizione della popolazione per classi di età, etc.): insomma, sulle “teste”. Se si sostituiscono con una tassazione basata sugli immobili presenti nel territorio, le entrate saranno maggiori là dove ci sono più case meno densamente abitate: per esempio, da famiglie mononucleari, o monoparentali, tipologie familiari certamente più presenti al Nord. Con l’ estremo di Olbia, dove ci sono tante case, ma vuote per gran parte dell’anno. O, all’estremo opposto, L’Aquila, dove, tragicamente, non ci sono più case. (Elisa Montagno)

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