INCONTRO DEL MEDU A RAGUSA

Pur essendo  strutture per definizione ‘’temporanee e straordinarie’’ i centri di accoglienza straordinaria (CAS) per richiedenti asilo  sono ormai da alcuni anni l’elemento portante del sistema d’accoglienza in Italia dal momento che tre migranti su quattro vengono ospitati in questi centri.  Si tratta di strutture eterogenee dislocate su tutto il territorio nazionale ed affidate in gestione ai soggetti più diversi, inclusi imprenditori privati, consorzi di vario genere e grandi ditte. E’ questa certamente la prima e più evidente anomalia: un approccio concepito per essere temporaneo che assume valenza portante di un sistema. 

Il rapporto ASILO PRECARIO si basa sull’osservazione diretta e sulle informazioni raccolte da Medici per i Diritti Umani (MEDU) tra gli ospiti e gli operatori dei 16 centri di accoglienza straordinaria (CAS) per richiedenti asilo  della provincia di Ragusa in 14 mesi di attività, da Ottobre 2014 a Dicembre 2015 nell’ambito del progetto ON.TO: Stop alla tortura dei rifugiati lungo le rotte migratorie dai paesi sub-sahariani verso il Nord Africa”. In questi mesi, un team di MEDU ha fornito assistenza medica e psicologica ai migranti vittime di tortura e di trattamenti inumani e degradanti ed ha raccolto le loro testimonianze. La presenza continuativa nei centri  ha permesso di verificare le condizioni di accoglienza e i servizi forniti all’interno delle varie strutture. Ciò ha permesso di individuare gravi criticità nel sistema CAS ma anche di formulare proposte e raccomandazioni per un modello di accoglienza più rispettoso delle complesse esigenze di tutti i migranti ed in particolare dei più vulnerabili. In questo senso emerge l’urgenza di potenziare progetti rivolti alle vittime di tortura e di trattamenti inumani e degradanti, che costituiscono oggi una percentuale considerevole del totale dei migranti ospiti dei centri di accoglienza sul territorio italiano.

MEDU ritiene assolutamente prioritario, da un lato superare la logica di un sistema d’accoglienza “capovolto”, in cui l’emergenziale diventa ordinario, dall’altro promuovere l’ampliamento strategico del sistema SPRAR, l’unico che si è dimostrato effettivamente in grado di garantire condizioni di vita dignitose e servizi di qualità, come anche di facilitare l’integrazione con il territorio.

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