INCONTRO CON PIETRANGELO BUTTAFUOCO

Accade spesso di partecipare ad incontri di tipo culturale codificati in aperture e conclusioni con in mezzo insignificanti contenuti. Accade a volte, al contrario, che aperture e conclusioni rimangano ai margini di incontri con personaggi illustri che arricchiscono il tempo di chi ascolta. È quanto accaduto al Cortile di Villa Dorata domenica 25 luglio. A Marzamemi. Sabina Minardi la nota giornalista de “L’Espresso”  ha incontrato il collega ed amico Pietrangelo Buttafuoco, giornalista di “Panorama”, scrittore di romanzi di successo e direttore del Teatro Stabile di Catania. Lo scrittore è  intervenuto sulle frontiere del linguaggio, sul gusto della provocazione e delle contaminazioni dialettali, a partire dal suo ultimo libro intitolato «Fimminii». La Minardi gli ha chiesto perchè il titolo non è “Femmine”? ”L’idea è nata dall’aver saputo ascoltare la voce che ho dentro e che riconosce come intimo un concetto che è più profondo del concetto di Femmina e che coincide col concetto globale di donna che è  racchiuso nel termine “fimmina”. Chi sono le tre donne a cui è dedicato il libro? “Agata, Rosalia, e Lucia sono la dimensione della nostra identità che proviene dall’abito che ci diamo e questo abito passa per la religiosità: le tre sante sono il trionfo della femminilità”.Così Pietrangelo Buttafuoco incanta chi lo ascolta. Lo scrittore è stato capace di condurre per mano chi lo ha ascoltato interrompendolo solo per applaudire in forma di consenso e mai per compiacenza. Ha condotto gli ascoltatori in maniera intima ma coinvolgente negli angoli  della lingua siciliana che diventa nell’uso degli scrittori, del cinema, della televisione una lingua universale comprensibile da Pantelleria a Bolzano. L’incontro con Buttafuoco è stato un altalenare tra la storia della Sicilia raccontata e quella della Sicilia intima e per questo condivisa. Una storia che ha sottolineato i pregi della sicilianità che sono i suoi caratteri dominanti e i suoi limiti che risiedono essenzialmente nella sua immobilità e nella sua incapacità ad edificare il bello. Un incontro importante grazie al quale chi lo ha ascoltato si è potuto soffermare a riflettere su concetti da tutti condivisi come quello dell’avere una identità culturale importante e perciò da salvaguardare. (Marcella Burderi)

 

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