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In stato di dissesto o riequilibrio 163 comuni siciliani su 390, fra cui Modica
24 Mag 2021 08:46
In Italia è in condizione di dissesto, o pre-dissesto, finanziario un comune su 8, precisamente 1.083 su un totale di 8.389: una realtà sulla quale rischia di avere un impatto significativo la sentenza della Corte Costituzionale n. 80 del 29 aprile scorso che ha definito incostituzionali le norme che hanno consentito di spalmare a oltranza (fino a 30 anni) i debiti degli enti locali in difficoltà finanziarie, stabilendo un obbligo di ripiano ravvicinato.
Secondo la Corte costituzionale, il continuo slittamento in avanti della restituzione dei debiti e del rientro di disequilibri finanziari ha di fatto violato principi costituzionalmente garantiti quali la solidarietà intergenerazionale e il pareggio di bilancio. In parole povere – ammoniscono i giudici della Corte – stiamo continuando ad addossare sulle spalle delle future amministrazioni e generazioni, debiti contratti in passato ed è dunque giunto il momento di spezzare questo circolo vizioso. Nel ragusano, è il Comune di Modica quello ad avere problemi da una sentenza che rischia di scatenare un vero e proprio putiferio.
A fornire la fotografia degli enti locali italiani in difficoltà finanziarie è il rapporto elaborato da Csel (Centro studi enti locali) e Adnkronos, dal quale emerge, a livello regionale, la netta prevalenza dei comuni calabresi, seguiti da quelli siciliani e campani.
Gli enti che avevano fatto ricorso a quelle somme per onorare i propri debiti commerciali, si trovano oggi a misurarsi con un peggioramento dei conti che potrebbe, nei casi più critici, determinare la necessità di avviare un piano di riequilibrio pluriennale per enti che ad oggi sono sani o il crac per gli enti già nel limbo del predissesto.
Secondo le stime Anci, che ha a questo proposito lanciato un allarme alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sollecitandone l’intervento, sono ”circa 1.400 comuni coinvolti nella costituzione del Fondo anticipazione liquidità”, di questi ”circa 950 risultano in disavanzo nel 2019, come anche 8 province”. La misura del contraccolpo dipenderà chiaramente dall’ammontare delle risorse cui si era fatto ricorso e dalla salute dei conti dell’ente, ma va da sé che il livello di tensione sarà tendenzialmente più alto in quei 400 comuni (dati aggiornati al 31 dicembre 2020, Rapporto Ca’ Foscari basato su dati Viminale) che sono attualmente in riequilibrio finanziario. In questa categoria, detta anche pre-dissesto, ci sono maxi amministrazioni come Napoli, Catania, Messina, Reggio Calabria, Foggia, Pescara, Terni, Andria, Lecce, Alessandria, Brindisi e Guidonia, ma anche tutta una serie di enti di piccole e medie dimensioni, la maggior parte dei quali concentrati tra Calabria (86), Sicilia (83) e Campania (64). Valle d’Aosta e il Fvg uniche regioni che non hanno enti in dissesto o riequilibrio.
Guardando all’incidenza percentuale delle due condizioni emerge che sono attualmente in dissesto o riequilibrio quasi 7 comuni calabresi su 10 (279 su un totale di 411) e più del 40% dei comuni campani (237 su 552) e siciliani (163 su 390, fra cui la citata Modica). Seguono: la Lombardia con 43 enti, che però in termini percentuali rappresentano solo il 2,7% del totale; la Puglia e il Lazio, entrambi con 41 comuni in dissesto o pre-dissesto; l’Abruzzo (36); la Basilicata (34); il Molise (32); il Piemonte (20); la Toscana (18); Emilia Romagna e Marche (14); Umbria (10). Chiudono la classifica il Veneto, con 4 enti (3 in dissesto e uno in riequilibrio); la Sardegna (4) e il già citato Trentino Alto Adige con 1 solo comune in predissesto.
Il rapporto ricorda che oggetto del contendere sono, nello specifico, le modalità con cui i comuni hanno contabilizzato quelle risorse (anticipazioni di liquidità) messe in campo dal ”Decreto Sblocca debiti”. La norma, varata nel 2013 dal Governo Monti, fu emanata per andare incontro alle sollecitazioni di Bruxelles che aveva bacchettato il nostro Paese per l’enorme massa di debiti commerciali accumulati dalle pubbliche amministrazioni.
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