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IN RICORDO DI GIOVANNI PALATUCCI, “IL QUESTORE GIUSTO”
18 Feb 2014 14:43
Giovanni Palatucci (Montella, Avellino, 31 maggio 1909) dopo una laurea in Giurisprudenza conseguita all’Università di Torino, si trasferisce prima a Genova con l’incarico di “volontario Vice Commissario di Pubblica Sicurezza”, quindi a Fiume, come responsabile dell’Ufficio stranieri, dove si avvicina alla comunità ebraica di cui comprende fin da subito la difficile situazione.
Proprio nella Questura di Fiume Palatucci, nel contempo nominato Questore, inizia a organizzare una rete di collaboratori mirata ad aiutare gli ebrei in maggiore pericolo. Così proprio lui, che istituzionalmente avrebbe dovuto contrastare la fuga degli ebrei, inizia ad aiutarli consentendo la loro fuga verso la Svizzera e Israele – allora sotto protettorato inglese – oppure via mare, verso le coste del Meridione a quel tempo già liberato. Molti riesce a “smistarli” nel campo profughi di Campagna, in provincia di Salerno, nel territorio della diocesi retta da suo zio, il Vescovo Giuseppe Maria Palatucci.
Con la creazione della Repubblica Sociale e il disfacimento dell’esercito italiano, Palatucci rimane punto di riferimento istituzionale per la zona di Fiume così venendo a concretizzare quell’Italia che non vuole essere complice dell’olocausto.
Decide di non accettare l’invito del console svizzero di Trieste, che gli consiglia di abbandonare Fiume e gli offre ospitalità in casa sua.
Rimasto al suo posto di lavoro, distrugge il materiale relativo agli ebrei custodito negli archivi della Questura e, contestualmente, intima agli uffici comunali di non rilasciare alcun documento senza previa comunicazione al suo ufficio. In questo modo il giovane funzionario riesce a vanificare parte delle retate naziste che avrebbero destinato ulteriori innocenti ebrei a morire nei forni crematori dei lager.
La notte del 13 settembre 1944 però, su ordine del tenente colonnello delle SS Kappler, viene perquisita la sua abitazione e qui i nazisti trovano la copia del piano riguardante “lo Stato libero e autonomo di Fiume”. Accusato di tradimento, Palatucci viene inviato prima nel carcere Coroneo di Trieste e poi, il 22 ottobre 1944, nel campo di sterminio di Dachau, dove il 10 febbraio 1945, a pochi giorni dalla Liberazione, trova la morte a soli 36 anni.
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