In 3D i reperti custoditi nei musei archeologici di Ragusa e Kamarina

Un progetto ambizioso ma non impossibile. Anzi di più. L’opera di digitalizzazione del patrimonio archeologico custodito nei musei di Ragusa e Kamarina và avanti senza fermarsi. Ad oggi sono oltre 200 i reperti passati in scansione e destinati a riempire un contenitore che, una volta conclusa l’opera, ne dovrebbe ospitare oltre 800. Un grande passo in avanti con doppia finalità: conoscere il patrimonio archeologico anche se non fisicamente presente nei due musei e salvaguardarlo da eventuali azioni predatorie.

Sul campo, insieme, la Soprintendenza ed il Parco archeologico di Kamarina e Cava d’Ispica che tempo fa hanno affidato il lavoro ad un soggetto no profit

L’idea del Soprintendente ai beni culturali e ambientali di Ragusa, Antonio De Marco, in continuità con quella del suo predecessore Giorgio Battaglia, è stata vincente. Vincente perchè l’intero patrimonio, una volta digitalizzato, darà una marcia in più alla fruizione del materiale custodito nei due musei. Vincente anche perchè l’attività di digitalizzazione, a cura della Global Digital Heritage, è a costo zero. Per l’amministrazione non ci sarà alcun esborso di denaro. Più di così! Questo soggetto, cioè la Global Digital Heritage operativa a livello mondiale, si occupa in forma gratuita della divulgazione e della diffusione online del patrimonio culturale ed archeologico.

Raccontare la storia dei reperti per custodire il ricco patrimonio

“Racconteremo la storia del pezzo, l’unicità di esso. Una volta che avremo la banca complessiva neanche il trafugare un pezzo sarà più cosa possibile. Senza considerare che in caso di una “rottura” accidentale non avremo problemi perchè sarà facile ricostruirlo perfettamente e fedelmente in quanto lo si trova nella banca” – spiega il soprintendente De Marco.
Studiosi da remoto potranno studiarlo ed i curiosi potranno visitare il sito da lontano.
“Il costo per l’amministrazione è zero. La società no profit sta lavorando con grande professionalità nella messa in rete dei pezzi ospitati nei due musei iblei – dice ancora il soprintendente – una grande opportunità per gli amanti dell’archeologia e per il turismo nazionale ed internazionale. A loro la possibilità di visitare i nostri meravigliosi siti archeologici ed i nostri musei ricchi di arte, cultura
storia”. E lo si potrà fare da remoto o in presenza.

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