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Il volto di Borsellino sulla mascherina di Salvini. Il fratello Salvatore: “Mi viene da vomitare”
09 Gen 2021 10:25
Il volto di Paolo Borsellino e una frase che disse prima di morire: “La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale,dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Ad innescare una nuova polemica su Matteo Salvini questa volta è la mascherina donata dall’assessore regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana Alberto Samonà e indossata dal leader della Lega, in via D’Amelio, a Palermo, per ricordare in mattinata Paolo Borsellino e i cinque poliziotti di scorta, vittime dell’attentato del 19 luglio 1992.
Appena sceso dall’auto, Salvini si toglie quella che aveva e indossa l’altra con il volto del giudice ucciso: “Me l’ha regalata l’assessore Alberto Samonà e per questo lo ringrazio”.
Poi un mazzo di fiori sotto l’ulivo piantato per commemorare i martiri di Cosa nostra.
“L’avidità di palcoscenico di questo personaggio è tale da essere pronto a creare il caso e la polemica strumentalizzando l’immagine di chi ha che ha dato la vita per il nostro Paese.
Semplicemente disgusto” scrive su Facebook il deputato dem Carmelo Miceli, membro della commissione Giustizia della Camera e responsabile sicurezza del Pd.
“Una passerella come sempre. Vedendo quelle immagini mi viene da vomitare, sia per l’uso strumentale della mascherina con la foto di Paolo, sia per il fatto che è andato in via D’Amelio.
Viste le dichiarazioni che faceva Salvini quando non aveva mire elettorali e parlava dei terroni, vorrei ricordargli che mio fratello era un ‘terrone’. Ma uno sciacallo come lui non può fare altro che sciacallaggio”. Le parole più dure arrivano dal fratello di Paolo Borsellino, Salvatore.
Al di la della persona che l’ha indossata, quella mascherina, e su cui ci sarebbe veramente tanto da dire, stupisce che un uomo simbolo della lotta alla mafia, ammazzato non solo dalla mafia, diventi un’immagine per mascherina, quasi come un’icona pop. E in questo felice Paese che è l’Italia, si fa presto a dimenticare chi siano e quanto abbiano sofferto queste persone in un delicato momento della nostra martoriata repubblica. Fa rabbia vedere quel volto stampato e indossato, così come fa rabbia vedere la gente scrivere sui social di loro chiamandoli “Paolo” e “Giovanni”. Decontestualizzati, spogliati della loro carica civica. Fa presto, questo Paese, a dimenticare.
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