È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
IL VINTAGE CAVALCA LA TENDENZA
20 Gen 2014 11:59
Il Loggiato San Bartolomeo, in corso Vittorio Emanuele, a pochi metri dalla monumentale Porta Felice che segna la fine dell’antico ‘Cassero’, era in origine parte integrante di un ospedale, edificato nella prima metà del XIII secolo dalla confraternita di San Bartolomeo.
Dalle fonti storiografiche ed iconografiche la configurazione attuale del Loggiato risale al 1608, anno in cui il viceré marchese di Vigliena patrocinò l’ampliamento del complesso, dotandolo di un grandioso cortile ed adornandone la facciata con elementi in pietra intagliati.
Ed è proprio questa parte, aggiunta in un secondo momento e probabilmente adibita prima a padiglione per la degenza dei malati infettivi, poi a ricovero per i bambini abbandonati sulla “ruota degli esposti”, che è arrivata ai nostri giorni, sottraendosi agli attacchi del tempo.
Ed è in questo spettacolare padiglione che si tiene la mostra sul “vintage”, un rinnovato allestimento predisposto da Ninni Arcuri, nei tre piani dell’area espositiva.
L’artista, dopo essere stato ospite di Palazzo Sant’Elia e di Palazzo Ziino, porta il suo racconto di un’epoca. Quell’epoca racchiusa tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’80, il cui timbro ha influenzato costume, moda, design e sviluppo tecnologico dei decenni successivi.
La mostra è visitabile fino al 6 aprile, da martedì a domenica, la mattina dalle 9.30 alle 13.30 e il pomeriggio dalle 16.00 alle 19.30. Il biglietto costa 5 euro (intero), 4 euro (Over 60 e Universitari) e 3 euro (gruppi scolastici).
Non si tratta di una semplice mostra di oggetti storici, quanto di un vero e proprio viaggio a ritroso nella memoria, nella memoria di mode passate, che ritornano ridondanti, dimostrando di non averci mai realmente abbandonato. Ritornano nell’emozione suscitata da oggetti che abbiamo vissuto come “vecchi” nelle case dei nostri nonni e che, adesso, ci appaiono bellissimi perché ci ricordano la loro attualità.
Il primo impatto lascia subito il segno: l’omaggio alla Ducati e al suo Scrambler del 1970, il salto all’indietro di quasi mezzo secolo, introduce a questo viaggio nella memoria attraverso il design industriale, gli oggetti delle nostre case, la tecnologia “primordiale” degli anni a cavallo tra la prima e la seconda metà del ‘900.
Il marchio Ducati si presenta nel segno della dedizione che ha dimostrato al design, in due splendidi oggetti: un cineproiettore del 1948, periodo catartico, perché di riconversione industriale dopo lo stop imposto all’industria bellica italiana, che coinvolse anche i produttori di motori e una Panigale 899, un gioiello dall’elegante cromatura e dalle altissime prestazioni.
La mostra si sviluppa secondo un percorso in cui la comunicazione gioca un ruolo non indifferente, con al piano terra un reportage murale dedicato al rapporto Diva/Donna nella stampa periodica impegnata e popolare negli anni 60 e 70.
Un percorso che, nel rispetto della cronologia, si trasforma nella testimonianza della nascente società dei consumi già lungo le scale che portano ai piani superiori. Le insegne pubblicitarie, in latta o luminose, ci ricordano come l’arte della persuasione e dell’induzione al consumo ha conosciuto un’epoca assai meno invasiva e comunque egualmente efficace.
E in tema di pubblicità e mass media non può mancare una retrospettiva su “Carosello”, i suoi slogan ancora oggi attuali, i suoi testimonial, le sue storie. Ovviamente in bianco e nero, diffuse in un “Piccolo angolo Tv” dove decine di televisori raccontano anche la storia evolutiva del più famoso elettrodomestico del mondo.
Si possono, inoltre, consultare fumetti e giornali d’epoca nell’apposita sala lettura, circondati da flipper, jubox e altri milioni di utensili in pieno stile retrò.
La cura dei dettagli è maniacale e perfettamente incline a farti immergere nell’ ambient e nell’atmosfera dell’Italia appena trascorsa.
La mostra è interamente autofinanziata e, dice Arcuri:” Non chiediamo nulla se non di non disperdere questo piccolo patrimonio che racconta una parte della nostra storia recente”.
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