IL VINO DOLCE DI MONTALCINO

Quando si parla di Montalcino, il pensiero volge inevitabilmente al vino rosso, soprattutto al Brunello di Montalcino, vino che riesce a polarizzare l’attenzione degli appassionati. Eppure a Montalcino esiste anche un altro vino, quasi sconosciuto, dalle origini antichissime: il Moscadello di Montalcino. Già negli anni Quaranta del Cinquecento vi è una fonte dove viene citato questo vino. Si tratta di una lettera dello scrittore Pietro Aretino, inviata a un amico, dove lo ringrazia per il prezioso “Moscatello”, allora scritto con la t e solo successivamente con la d, datogli in dono.

Le fonti riguardanti il Moscadello di Montalcino sono numerose e altrettanto numerosi sono gli elogi, speso provenienti da personaggi illustri, come Ugo Foscolo.

Tanta fama, giunta anche all’estero, si estinse tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Da una parte, le varie malattie della vigna, prima fra tutte la terribile fillossera, dall’altra, la nascita del Brunello e il diffondersi della coltivazione di sangiovese grosso, hanno portato quasi alla scomparsa del Moscadello di Montalcino. La coltivazione, però, continuò in pochissimi ettari, che comunque andavano sempre più assottigliandosi. Da vino di grande reputazione, passò a essere una delle tante curiosità enologiche che popolavano la penisola italiana. Fortunatamente alcune aziende hanno rilanciato la produzione e commercializzazione del Moscadello di Montalcino. Non solo, un’ azienda ha anche avviato uno studio per selezionare i diversi cloni di uva moscadello presenti nel territorio.

Questo processo di recupero ha ottenuto qualche risultato. Notevole, se si tiene conto che questo vino si deve comunque confrontare con il Brunello di Montalcino e il Rosso di Montalcino, sebbene non in termini organolettici, poiché il Moscadello di Montalcino è un vino dolce passito, ma sì in termini commerciali. L’importanza del Brunello di Montalcino e del Rosso di Montalcino sicuramente offuscano lo spazio commerciale di questo vino dolce.

Il moscadello è ovviamente un vitigno appartenente alla vasta famiglia dei moscati, ma quando si parla di Moscadello di Montalcino non ci si riferisce a una sola varietà di moscato. Molto diffuso è il moscato bianco, vitigno con cui si produce anche il Moscato di Noto, ma sono presenti anche una serie di varietà selvatiche di moscato molto simili tra loro, raggruppate in un solo nome: moscadello.

La vendemmia non può essere effettuata prima del primo ottobre, ben oltre il normale periodo di maturazione necessario per questa varietà. L’uva così si trova in stato di sovramaturazione e appassimento. Tenuto conto che la percentuale alcolica naturale richiesta dal disciplinare è di minimo 14% vol., spesso si ricorre a un successivo appassimento in locali chiusi, in modo da ottenere maggiore concentrazione zuccherina. La successiva lavorazione del vino prevede una fermentazione in barrique di almeno un anno. Alcune aziende prolungano la maturazione in barrique di due anni, per poi affinare in bottiglia almeno un anno. La versione Vendemmia Tardiva presenta un grado alcolico maggiore, almeno 15% vol.

La percezione che si tratti di un vino minore resta ed è inevitabile. Il confronto con il Brunello di Montalcino lo punisce fortemente. A questo si aggiunge anche il fatto che i terreni meglio esposti sono destinati alla coltivazione di Rosso di Montalcino e di Brunello di Montalcino. Il Moscadello di Montalcino, quindi, sebbene conti anche versioni di un certo livello assieme a versioni al quanto banali, resta un vino ancora un po’ limitato e difficilmente uscirà dalla sua ristretta posizione di nicchia.

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