Se accostate al tema sacro, complesso e multidimensionale della maturità psicologica, emotiva, personale dell’essere umano, alcuni termini innocenti (e magari sussurrati dalle migliori intenzioni), diventano parole senza grazia. È la semantica oscena di “voti”, “punti”, “bonus”, “crediti”, “lode”, “commissione” che fa rima con “discrezione”, “prova”, “tracce”, “orale”, “maturandi”. 

Il calcolo del voto di maturità? Dal computo algido e vorticoso di tante cifre (percorso scolastico, crediti e altre variabili) verrà scodellato quello finale della maturità. Bene. Nulla da ridire. Ma è davvero questa la misura della “maturità” di una persona di diciotto anni? Mi spingo oltre. Della sua conoscenza? Della sua curiosità intellettuale? Della cultura che lo abita e lo possiede come un Demone imprendibile? L’esame così pensato, l’esperienza scolastica così concepita sono in grado di intercettare e rappresentare sempre la forma spesso “divergente” di allievi non disposti a ripetere ciò che i docenti e i membri di una commissione a volte vogliono sentirsi raccontare del mondo, del libro, del pensiero? Ovvero, in quel “copia e incolla” che può gratificare a volte un docente nel suo slancio e narcisismo valutativo? Se la scuola pretende di calcolare il “valore” di un percorso e inevitabilmente di una persona in quel ciclo di vite, è sempre all’altezza di un compito così alto? I docenti si limitano a registrare come burocrati ciò che un alunno dà loro? O tentano di far emergere ciò che l’alunno, nella sua folgorante e timida unicità, può essere ed esprimere, coinvolgendolo, appassionandolo, affascinandolo attraverso le storie e le parole viventi dei manuali? E se un’alunna o un alunno sono personalità più introverse, più ansiose o meno esuberanti e non sanno vendersi nel mercato delle vanità condivise con la classe docente? In sede di misurazione, devono essere penalizzate? Le mie non sono domande provocatorie in tema di maturità. La struttura profonda e ideale che naviga un alunno non è un’Odissea semplice. 

La maturità è tutta un’altra storia in psicologia. Tolleranza, senso di comunità, controllo delle emozioni, empatia, umorismo, introspezione, creatività, calore, apertura, comunicazione, responsabilità, autocritica, coerenza, autonomia, stabilità nella flessibilità, adattabilità, rispetto delle norme sociali, dei diritti altrui, capacità di distinguersi dalla massa. Una personalità matura è olistica, etica.

Ecco perché, quale Presidente della Commissione Senza Titolo, vorrei convintamente dare il massimo dei voti a tutte quelle ragazze e a tutti quei ragazzi che conseguiranno la piena maturità. E chiosare per acclamazione: “Bravo! Meriti la lode. Sei stato capace di volare come Sinner sulle nuvole senza grazia dei francesi.”

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