Il vero esame di maturità? Quello di Sinner davanti ai francesi


La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Il capolavoro del tennista altoatesino domenica scorsa, in quella maratona Mentana per Avengers di cinque ore e mezza. Sì. Lo abbiamo visto. Ma la vera opera d’arte l’ha dipinta sui cieli d’ombra francesi il ragazzo italiano, quando durante il match e nelle interviste successive non ha battuto ciglio e ha avuto la forza, la lucidità, l’educazione e il senso di responsabilità che francamente io, terapeuta ribollito di un’altra generazione, non sarei riuscito a garantire.

Al Roland Garros infatti eravamo ben oltre il bon ton del tifo tennistico in favore di uno dei due contendenti. Sembrava una Corrida nella quale l’avversario Alcaraz (uno splendido giocatore) “infiammava” spesso in modo teatrale il pubblico. E il pubblico finiva a volte anche per “fischiare” agli errori delle prime di servizio di Sinner. Tra urla pirotecniche da stadio di calcio. Ecco la maturità di un “ventenne” di nome Jannik: rimanere se stesso in una bolgia “ostile” diversamente sportiva.

Bene. Detto ciò. Notte prima degli esami.

Ci portiamo avanti. Con qualche giorno di anticipo tentiamo una riflessione. Magari non simpatica. 

Migliaia di alunne e alunni trepidanti si stanno preparando a un evento. E traverseranno un importante rito di passaggio. Il loro sforzo ha valore, il loro momento merita assoluto rispetto. Comunque.

E tuttavia, ho da sempre un’idea (della quale la nazione riesce serenamente a fare a meno). Chiamare l’Esame di Stato (espressione già infelice) “Esame di Maturità” è una scelta che denota scarsa maturità. Le parole hanno un significato. Anche quando volessero essere semplici allusioni, metafore, convenzioni. Se sei adulto, consapevole, sensibile, preciso, serio, usi la parola “maturità” con delicatezza e attenzione. Soprattutto se pretendi di giudicare con un numero la dimensione ineffabile di una persona in evoluzione. Sì, giudicare, misurare, dare valore. Bando alle ipocrisie! Questo si fa. Si scrive “valutiamo semplicemente il tuo percorso di cinque anni” in un esame di Stato, ma si legge “giudichiamo te e quanto vali anche per come ti esibisci ora” nell’esame di Maturità. (E se in giuria c’è Trump e ha la luna storta, sono dazi amari).

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