IL TREBBIANO TRA ALTI E BASSI

 

Il trebbiano è probabilmente la famiglia di vitigni più diffusi nella penisola. Conta innumerevoli sinonimi e la sua famiglia è amplissima, forse la più ampia in assoluto. Questo comporta anche che sia difficile definire il trebbiano in modo netto proprio perchè conta nella sua famiglia varietà molto diverse tra loro. Sembra che la sua origine sia antichissima, ma in ogni caso la sua grande diffusione si è verificata solo dopo la decimazione dei vigneti in Italia per mano della fillossera. La sua ampia presenza nel centro Italia è, quindi, databile negli anni tra le due guerre mondiali. Epoca, questa, in cui la crisi ha fatto sì, che nella scelta dei vigneti da impiantare, si desse maggiore importanza alla quantità di produzione del vigneto e alla sua resistenza alle avversità, piuttosto che al valore qualitativo. Il trebbiano divenne quindi il vitigno a bacca bianca per eccellenza, poiché era abbastanza resistente e soprattutto molto produttivo.

La famiglia del trebbiano conta innumerevoli cloni, alcuni decisamente mediocri, mentre altri capaci, in particolari condizioni e soprattutto con particolari cure, di dare anche risultati più che interessanti, come capita con il trebbiano d’Abruzzo. Purtroppo il trebbiano d’Abruzzo è un clone, sebbene produttivo, molto più sensibile alle malattie rispetto al trebbiano toscano, cosicché si è assistito nel corso degli anni a un progressivo spianto dei vigneti piantati a trebbiano d’Abruzzo, per essere sostituti dal più affidabile, ma sicuramente inferiore, trebbiano toscano. Moltissime volte, acquistando un vino abruzzese da trebbiano, ci si imbatte proprio nel trebbiano toscano e non nel trebbiano d’Abruzzo, ma ovviamente le diverse varietà appartenenti a questo vitigno spesso sono confuse tra loro o peggio sono tutte accumulate nel nome trebbiano, che non gode proprio di una buona nomea.

Il trebbiano, come si è detto, non gode affatto di buona reputazione, ma se viene tenuta a bada la sua tendenza a una produzione decisamente generosa, i vini non saranno scialbi e poco interessanti, come capita per molti vini da trebbiano. Basti pensare che i celebri distillati Cognac e Armagnac, vengono prodotti dal vitigno ugni blanc, che altro non è che il sinonimo in francese del trebbiano toscano, la varietà di trebbiano considerata peggiore in assoluto.

Sempre appartenente alla famiglia del trebbiano è il verdicchio, vitigno alla base di due celebri vini marchigiani: il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Verdicchio di Matelica. Certo in passato, soprattutto il Verdicchio dei Castelli di Jesi, è stato vittima di una mentalità imprenditoriale attenta solo al guadagno, che ha proposto per molti anni, tramite una campagna pubblicitaria molto riuscita, un verdicchio scialbo e privo di sapore. Oggi fortunatamente l’immagine del verdicchio è migliorata di molto, anche grazie al lavoro di certe cantine, che hanno dimostrato che un verdicchio, coltivato con le dovute attenzioni e con la giusta esposizione, è capace anche vini di grande spessore e gusto olfattivo, che con gli anni ricordano non molto vagamente le sensazioni d’idrocarburo tipiche dei riesling renani.

Certo di norma, però, va detto che i vini da trebbiano sono vini molto semplici, anche se possono essere gradevoli, ma va anche detto che non raramente sono poco interessanti quando vinificati in purezza. Diversamente, quando rientrano in un assemblaggio, proprio per questo, il trebbiano molte volte entra in composizione con altri vitigni, come con la malvasia per dare vita al celebre Vin Santo, forse non sempre meritevole di lode, ma, quando lavorato attentamente, riesce a offrire un prodotto decisamente tra i migliori d’Italia.

 

 

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