IL TIGLIO (Tilia europea)

Maggio è il mese profumato dei tigli. Fioriscono in questo periodo e durano relativamente poco, ma è un piacere intenso passare vicino a questi alberi quando sono fioriti.

Sono di notevoli dimensioni e molto longevi. Si trovano sia solitari che  lungo viali.

Ricordo ancora quando ero una bimba che al paese dove sono nata ce n’era uno enorme che faceva ombra alla fontana e al lavatoio. Purtroppo, per fare un parcheggio lo hanno abbattuto, togliendo anche  il lavatoio e la fontana, banalizzando la piccola piazza.

Questo albero, cresce fino a 30 metri e ha una chioma larga, molto ramosa e tondeggiante, tronco robusto con la corteccia  liscia da giovane e molto screpolata con l’età, che raggiunge in media i 250 anni. Appartiene alla famiglia delle tiliaceae ed è originario delle zone temperato-umide dell’Europa e del Caucaso.  Ha foglie sono alterne e asimmetriche con base cordata e  acute  all’apice con i margine seghettato e peli biancastri sulla pagina inferiore; i fiori, profumatissimi, ermafroditi, hanno un calice di cinque sepali e una corona con cinque petali di colore bianco-giallognolo, gli stami numerosi, a mazzetti; sono riuniti in infiorescenze dette antele (il gambo è più lungo nei fiori esterni) e una brattea verde pallido, che dal greco si chiama ptilion (ala) che rimane  fino all’infruttescenza e serve per trasportare eolicamente  i semi. Dai frutti, che sono tondeggianti e della grossezza di un piccolo pisello, si ottiene un olio commestibile. Vive allo stato selvatico in boschi,  generalmente insieme a carpini e rovere. Oggi, però, è molto limitata causa l’abbattimento per trasformare il terreno in coltivazioni agricole, soprattutto viti.

In compenso, come si diceva, si trova lungo viali, parchi o giardini dalla pianura fino alle zone collinari, non in montagna. Si propaga per semina, propaggine e talea.

Il legno è biancastro omogeneo e tenero, viene utilizzato per lavori di intaglio, intarsi, sculture, parti di strumenti musicali,  matite, fiammiferi, paste da carta, ecc. e le fibre della corteccia si possono utilizzare per stuoie e cordami.

Questo splendido albero  è anche impiegatoto in fitoterapia. Si usano i fiori e la seconda corteccia dei rami giovani (alburno). La raccolta dei fiori avviene all’inizio della fioritura e l’alburno in primavera. I fiori, essiccati all’ombra si conservano in scatole, cassette o vasi di vetro al riparo dalla luce, dall’umidità e dall’aria. La corteccia si conserva come i fiori.

L’alburno  costituisce un ottimo antispasmodico degli organi interni e fibre muscolari lisce, è un vasodilatatore e ipotensore arterioso  e, soprattutto, molto efficace nelle insufficienze epatiche, è ritenuto anche un buon astringente. I fiori godono più o meno delle stesse proprietà, in più sono calmanti di varie nevrosi, dell’insonnia nervosa, sedativi e antispasmodici nelle gastralgie (mal di stomaco), sono diaforetici

(sudoriferi), efficaci anche nelle malattie reumatiche,  da raffreddamento e anche contro la cefalea. Ottimi nell’arteriosclerosi. Si possono assumere anche in gravidanza e usare in pediatria.

Le proprietà terapeutiche erano note fin dai tempi antichi. A questo albero è legato il mito della ninfa   Filira, figlia di Oceano. La vicenda narra che Filira, viveva nell’isola del Ponto Eusino. Un giorno Crono si  unì a lei, ma sorpreso da Rea, la moglie, si dette alla fuga trasformandosi in uno stallone. Quando Filira partorì si accorse che il divino neonato, Chirone,  era un centauro (mezzo umano e mezzo cavallo). Disperata si rivolse al padre Oceano e chiese di essere  mutata nell’albero che da allora portò in greco  il suo nome. Fu creato il mito di Filira perché questa pianta evoca col suo aspetto e profumo, la femminilità e i Greci la consideravano sacra ad Afrodite.

Il tiglio era anche oggetto di riti e cerimonie particolari  tipiche delle saghe nordiche degli antichi popoli germanici.

Una leggenda è quella di Filemone e Bauci, il marito si trasforma in una quercia, albero maschile, mentre la moglie  diventa un tiglio. Per questo il fiore è anche considerato simbolo dell’amore coniugale.

Il viale più celebre è l’Unten den Linden (Sotto i tigli)  a Berlino, esteso dal castello fino alla porta della città, venne piantato da Federico Guglielmo I di Brabdeburgo, nel 1647, perché voleva cavalcare sotto questi alberi. Naturalmente nel corso dei secoli è cambiato. Con Federico I nel 1701 venne ampliato. A inizio Ottocento il viale era disposto su sei file di tigli e a fine secolo, su quattro, purtroppo nel 1935 furono abbattuti diversi alberi, poi ripiantati nel dopoguerra.

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