IL SUD ITALIA VERSO UN CLIMA SEMPRE PIU’ NORD AFRICANO

 

Sulla rivista Nature Scientific Reports l’ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha pubblicato uno studio in cui si delinea lo scenario climatico nel corso dei prossimi anni.

(Robust assessment of the expansion and retreat of Mediterranean climate in the 21st century)

 

Le regioni caldo-temperate del Pianeta, caratterizzate da estati secche e inverni umidi (clima mediterraneo , MED), sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici.

I notevoli impatti sulle risorse idriche, gli ecosistemi e la vita umana in aree come queste particolarmente sensibili, richiedono di delinearne un quadro dettagliato dei futuri cambiamenti.

 

In una intervista il professor Alessandrini spiega:

«L’Italia meridionale, così come sud di Spagna, Grecia e Turchia rischiano di diventare una regione dal clima sub-arido e arido per effetto dei cambiamenti climatici che potrebbero provocare lo ‘spostamento’ del clima mediterraneo verso le regioni del Nord e del Nord Est in Europa ma anche nel resto del Pianeta. Le ultime proiezioni climatiche effettuate con i modelli numerici che rappresentano sia atmosfera che oceano, ci avvertono infatti di un graduale aumento, nel corso del ventunesimo secolo, della probabilità per queste aree mediterranee meridionali di transitare verso la tipologia di clima arido e sub-arido (…) I risultati dei modelli mostrano per l’Italia Centro-Settentrionale (così come per altre parti di Europa Nord Occidentale, Balcani settentrionali ed Est Europa) la tendenza all’incremento delle piogge invernali che insieme alle estati più aride potrebbero accrescere la vulnerabilità ad eventi come alluvioni e allagamenti nella stagione invernale, e siccità, incendi e scarsità di risorse idriche in estate (…) La forte riduzione delle precipitazioni estive ed invernali, potrebbe determinare un progressivo inaridimento del suolo, con impatti sugli ecosistemi, sulla produzione agricola, sulla disponibilità di acqua e, di conseguenza, sulle attività industriali che dipendono dalla disponibilità idrica. Tutto ciò potrebbe avere ripercussioni molto negative su economia e qualità della vita, in particolare nelle zone a maggiore densità abitativa (…) Il nostro studio evidenzia per la prima volta una robusta tendenza all’espansione delle aree a clima Mediterraneo verso le regioni del Nord e del Nord Est. Di conseguenza, nel corso del 21esimo secolo, il clima delle regioni dell’Europa nord-occidentale, Balcani settentrionali ma anche in parte di Gran Bretagna e Scandinavia, potrebbe diventare sempre più come quello tipico del Mediterraneo, con estati molto più secche ed inverni più piovosi rispetto ad oggi».

Ci dobbiamo augurare:

«Che si possa arrivare ad un accordo lungimirante sulla riduzione delle emissioni di gas serra, che dovrebbe però essere “legalmente vincolante” per essere efficace. A tale proposito, la possibilità di incentivare un’economia circolare ed una crescita sostenibile al posto della crescita legata ai combustibili fossili appare una grossa opportunità da ricercare anche attraverso l’utilizzo trasparente ed equilibrato del Fondo Verde per il Clima. Di fondamentale importanza la necessità di coinvolgere la società civile, per sensibilizzare e stimolare anche i singoli cittadini, cosi come i paesi, a ricercare uno stile di vita votato alla sostenibilità ambientale» conclude Alessandrini.

 

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