IL RICORDO DEI NOSTRI CARI CHE NON CI SONO PIU’

 

L’altro ieri sera nella redazione di Ragusa Oggi, tre ragazzini di circa dieci-dodici anni hanno bussato al portone e all’esterrefatto collega che ha aperto hanno detto: “Dolcetto o scherzetto?” Siamo rimasti allibiti essendoci per il momento dimenticati che  era la sera del preludio alla notte di Halloween! Ed avendo preferito “dolcetto” perché con lo scherzetto ci si può aspettare, dati i tempi, anche qualche “brutto scherzo” siamo andati a cercar subito qualche pacchetto di caramelline che un collega che ha smesso di fumare da poco tiene sempre sul suo tavolo. Chiuso. Questo episodio ci ha fatto ricordare che ai nostri tempi i dolcini (marmellata di cotogno o qualche biscotto), le castagne, la frutta secca (calacausi, noci, mandorle) li trovavamo dietro la porta alla mattina del 2 novembre presto, messi lì dai nostri cari morticini durante la notte. Un modo semplice e davvero struggente di ricordare i nonni, gli zii e qualche compagno di scuola sfortunato che era morto giovane, ragazzo e che ci faceva piangere ogni volta che ci pensavamo e vedevamo il suo banco vuoto. L’ammirazione per quei dolcini durava poco però perché bisognava prepararsi subito per andare al cimitero sulla tomba dei nostri cari e stare li tutto il giorno (anche all’ora di pranzo) magari a giuocare ma soprattutto a “stare con i morticini” che il quel giorno volevano compagnia. Per chi aveva qualche soldino in più c’erano all’entrata del cimiteri i famosi “tribulatori” che dietro pagamento di poche lire andavano sulle tombe a piangere su morticini sconosciuti: Un modo come un altro per fare l’elemosina a persone che per piangere avevano tanti motivi davvero seri. Ma la ricorrenza dei morti sta scomparendo? Regalini, attesa della mattina del 2 novembre, processione (quest’anno senza banda musicale perché il Comune non ha  i soldi) e messa al cimitero ci potranno essere ma se resta la tristezza per la mancanza dei cari “morticini” che non potrà essere sostituita dalla zucca di Halloween che sempre un cucuzza resta.

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