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IL RE SOLO
26 Ott 2015 05:41
Celebre è il detto sul Barolo “il re dei vini, il vino dei re”. Un vino dal carattere aristocratico, la cui fama, così ingombrante, ha finito per penalizzarlo. Proprio il re dei vini è un vino che fatica moltissimo a inserirsi nelle case italiane. Idolatrato come un oggetto prezioso, esso viene acquistato più come regalo da offrire a qualcuno, a cui si vuole dimostrare rispetto, piuttosto che per consumo personale. Se una volta era il prezzo a rendere questo vino poco “casalingo”, oggi sono altri fattori a renderlo ancora poco presente nelle case degli italiani.
Il Barolo resta un vino caro, sebbene nell’odierna epoca dominata dall’economia low cost non mancano gli esempi di Barolo dai prezzi più accessibili. Il problema però non è soltanto dovuto al prezzo. L’Amarone della Valpolicella non è certo un vino economico, eppure ha una diffusione molto maggiore sul mercato. Quali sono, quindi, i fattori che hanno determinato questo senso di solitudine del re dei vini?
Chiariamo subito che il problema non verte esclusivamente sulle vendite. Il Barolo tutto sommato è un vino che trova un suo sbocco nel mercato, malgrado problemi nelle vendite non manchino. Per questo motivo molti produttori di nebbiolo, uva dalla quale si produce il Barolo, coltivano anche barbera e dolcetto. Il problema verte piuttosto nella sua diffusione. Mentre qualsiasi enoteca o ristorante con una carta di vini, che si può definire decente, possiede un Amarone della Valpolicella, altrettanto non avviene con il Barolo, che in certe zone dell’Italia è praticamente irreperibile.
I motivi, come in tutte le situazioni, sono svariati e non riducibili a un solo fattore. Si può iniziare dal pregiudizio che si ha su questo vino. Le eccessive lodi e l’alone di nobiltà che si sono costruite su questo vino lo hanno reso praticamente nell’imaginario comune un oggetto irraggiungibile. Quando si parla di Barolo, si pensa sempre a un oggetto pregiato.
Non sono però soltanto i pregiudizi a rendere il Barolo un oggetto estraneo. Parte dell’incomprensione che hanno i consumatori nei suoi confronti si deve anche al fatto che la persona meno ferrata in materia di vini è a conoscenza che il Barolo è un vino da consumare invecchiato. In effetti un Barolo consumato giovane risulta un vino troppo duro e silenzioso. Consumare, appena immesso nel mercato, un Barolo proveniente dalle zone più vocate e delle annate migliori, equivale a un vero e proprio crimine. Il Barolo più di altro qualsiasi vino è il vino dell’attesa e della pazienza. È un vino che richiede molta esperienza, per essere certi di quando sia il momento più opportuno, per aprirne una bottiglia. Ciò implica dover possedere un luogo idoneo, dove poter lasciare a maturare il vino per vari anni.
Un altro fattore importante che ha reso il Barolo un vino poco commerciale sono le caratteristiche dell’uva da cui viene prodotto. Il nebbiolo è un vitigno che difficilmente viene apprezzato. La sua elevata tannicità, il colore mai impenetrabile, i profumi delicati ed eleganti, la morbidezza mai eccessiva e la sua raffinata durezza lo rendono un vino difficilmente approcciabile per un principiante. Il Barolo a conti fatti è l’antitesi del cosiddetto gusto internazionale, che predilige vini grassi, scuri, morbidi dagli spiccati sentori fruttati, prodotti dai cosiddetti uvaggi internazionali, che poi sono i vitigni tipici della Francia. E qui si assiste a un vero e proprio paradosso. I vini francesi vengono fortemente avversati in Italia, come in altri paesi di lunga tradizione vitivinicola, dove è viva una certa rivalità con questi, salvo poi utilizzare le uve francesi per produrre i propri vini.
Il Barolo, per il momento, è certamente un vino nato imitando i vini francesi della Borgogna, ma almeno la particolarità del vitigno lo hanno reso un vino unico. I vari vini italiani prodotti con l’ausilio dei vitigni francesi sono spesso prodotti che si vendono, ma di certo nella maggior parte dei casi sono dei vini assolutamente anonimi.
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