IL RAFFINATO FERVORE DI BARONE AFFASCINA IL PUBBLICO CON GARIBALDI CONTRO I BORBONI

“Innalziamo la nostra Patria a fastigio delle più culte d’Italia, e mostriamoci degni posteri del Campailla, di quella gloria nazionale ove si ammira la mente del filosofo, l’affetto e l’immaginazione del poeta…” Così Serafino Amabile Guastella esortava i  lettori di Fra Rocco, il suo giornale,  all’indomani dei gloriosi giorni che nel 1860 portarono Modica, Scicli, Ragusa e Pozzallo ad insorgere contro i Borboni e ad unirsi ai patrioti guidati da Garibaldi nel sogno di una Italia libera ed unita.  Un argomento quanto mai attuale trattato con raffinato fervore dal Professore  Giuseppe Barone al secondo degli incontri del Caffè Letterario “S. Quasimodo” al Palazzo della  Cultura a Modica, sabato 16 ottobre, alla presenza di un pubblico attento e affascinato. L’attenzione è stata catturata da subito dallo studioso che con le sue argomentazioni  ha puntato su un momento preciso della costruzione dell’Unità d’Italia vissuta anche in città come un momento importante in cui i nostri concittadini sono stati protagonisti.

Il quadro che ne viene dipinto è di una Modica che ribellatasi al giogo Borbonico non si è poi seduta sui fasti ma ha contribuito a fondare le basi di una cittadina vivacissima dal punto di vista culturale. Con il tricolore in città non si assistette ad un bieco trasformismo da parte di coloro che prima borbonici si mutarono in Garibaldini, piuttosto si assistette ad un ristrutturazione della cultura. E le istituzioni cittadine respirano un’aria nuova all’interno di una geografia che spezzata dalla rivoluzione si ricompose sotto un nuovo impulso: quello della cultura. “Ma quante difficoltà non dovremo affrontare Signori?- seguita Il Guastella -La vittoria sta nella lotta, e l’esito dipende dalla perseveranza….svegliamoci dal letargo, bandiamo la fatale inerzie e lo indifferentismo, sorvegliamo ed esortiamo coi fatti e colle parole i figli nostri agli studi”.

Parole seguite da fatti se si pensa che l’Unità d’Italia a Modica significò essenzialmente scuole e istruzione. Straordinario in quel periodo il numero di alunni nelle scuole modicane. Una comunità che ribellandosi al clericalismo bigotto dei Borboni da vita al catechismo laico che punta all’istruzione a alla conoscenza. È in questo clima che sorgono i primi giornali tra i quali quello del Guastella e quello di Carlo Papa. Un clima culturale fervido in cui il popolo è chiamato a partecipare: “Incoraggiamo e allontaniamo le masse dai pregiudizi, invitiamole colle parole e più coll’esempio a popolare le Scuole” seguita il Guastella in quell’articolo letto con fervore da Enzo Ruta che si è alternato con Vittorio Rubino e Saro Spadola in una carrellata di testimonianze che hanno dichiarato Modica al centro di una vita culturale Italiana ricca di spunti e di riflessioni culturali.

La serata è stata accompagnata da un suono delicato e deciso nelle sapienti mani di Francesco Mirabella giovane talento allievo del Santa Cecilia che ha sottolineato con le sue scelte musicali momenti di intenso fervore musicale. Anche il Sindaco Antonello Buscema è intervenuto con una sua riflessione “ il passato serve a conoscere il presente e a riconoscerci in esso. La città apparentemente lontana dalle dinamiche della Penisola si presenta  con la sua vivacità culturale affermandosi  luogo centrale nel panorama culturale Italiano”.Il presidente del Caffè letterario ha in chiusura dato appuntamento agli appassionati sabato 23 ottobre a Ispica. (Marcella Burderi)

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