IL PRIMO VIAGGIO DI MOZART IN ITALIA -SECONDA PARTE-

Il 30 marzo i Mozart sono a Firenze e alloggiano in una locanda. Firenze, la Bella, è considerata la seconda città dopo Roma per interesse dei viaggiatori, per i suoi “tesori e raccolte eccellenti di oggetti d’arte, come statue, pitture costruzioni, gemme, medaglie, antichità…” in gran parte dovuti alla famiglia Medici, lungimiranti mecenati.

Il giovane Mozart è raffreddato e deve disdire presso un ricco inglese, ma lui e il padre avranno un’udienza a Palazzo Pitti col Granduca di Toscana, futuro re Leopoldo II, e la sera Amadeus suonerà nella residenza estiva del Reggente.

A. W. Mozart è sottoposto a “temi difficili” che esegue “come si mangia un pezzo di pane”. La Gazzetta di Toscana riporta la cronaca del concerto; ne tesse gli onori e l’abilità. Nei vari salotti il giovane Mozart, per alcune volte, si alternerà a un coetaneo violinista.

Dopo Firenze, sono in viaggio per Siena, Orvieto e Viterbo, passando per numerose stazioni di posta, con relativo cambio di cavalli e per rifocillarsi.

Ancora una volta “lo spirito cortese e vivace dei Toscani, le donne ben proporzionate, belle, e che sono meno assoggettate agli uomini che in altri luoghi italiani” colpiscono i due Mozart.

I due salisburghesi continuano a contare sull’apporto di nobili e intenditori cui portano e da cui hanno lettere di raccomandazione.

Finalmente giungono a Roma: “luogo, dove ci si sente obbligati a restare”. Vi arrivano per la Flaminia, sotto lampi e tuoni, verso metà aprile. Per il clima trovato, Leopold scrive che pare “quasi di essere in viaggio per Salzburg piuttosto che a Roma…con pioggia orrenda e vento freddo da Firenze a Roma”. Lamenta di “una campagna incolta, orrende osterie, luride, nulla da mangiare se non broccoli e uova”- queste addirittura “contate”, nel periodo di Quaresima. A Viterbo “cenano bene e dormono dignitosamente “.

“Nulla è uguale a Roma”-scrivono anche gli storici e i geografi del tempo mettendo a confronto la Roma antica con quella nuova, che non appare da meno.

Il Giovedì santo, padre e figlio, sono in Cappella Sistina; assistono alla lavanda dei piedi, riescono in modo fortuito ad arrivare fino al Cardinale Pallavicini .

Anche il Venerdì Santo, i Mozart sono in Cappella Sistina, e il giovane scrive una contraddanza che spedirà a Salisburgo con note dettagliate per l’esecuzione.

La Domenica di Pasqua e il Lunedì assistono al pontificale nella Basilica di S. Pietro, officiato da Clemente XIV. In quella settimana Amadeus suona per il Principe Chigi durante un ricevimento “nella sala d’oro di Palazzo Chigi” -oggi sede della Presidenza dei Ministri.

Incontrano “…principi e principesse, baroni, duchi, generali, personalità francesi e inglesi, diplomatici…” grazie alle numerose lettere e intrecci di corrispondenza. Queste autorevoli conoscenze hanno modo di tessere le lodi, amplificare il successo e le qualità del giovane genio, che secondo il padre “accresce di giorno in giorno, nella sua scienza, in modo tale che i più grandi intenditori e maestri non trovano parole sufficienti per esprimere ed esternare ammirazione”.

L’8 maggio i Mozart partono per Napoli: un viaggio di 240 kilometri, che dura quattro giorni e mezzo, lungo la via Appia, costeggiata da due file di pini…

Normalmente viaggiano da soli, tranne questa eccezione, con tre monaci agostiniani. “Le strade per Napoli sono molto insicure; un mercante è stato accoppato; gli sbirri papalini hanno ingaggiato una battaglia fra loro e i briganti”.

Da Terracina a Capua e infine Napoli, alloggiano in una casa che appartiene al convento degli Agostiniani.

Verso il 1770, la situazione politica a Napoli vedeva Carlo III, re di Sicilia a Napoli, abdicare per salire al trono di Spagna, mettere sul trono di Napoli il giovane figlio Ferdinando con un tutore.

Le guide del tempo descrivono Napoli come luogo i cui “…gli abitanti vivono in modo lussurioso, c’è molta prostituzione…”.

Sono interessanti, inoltre, i commenti dei Mozart che mettono a confronto Italia e Francia per il canto, i balli, gli attori: rispetto agli artisti francesi da loro meno graditi, apprezzano quelli italiani.

Anche qui i Mozart hanno inviti di commercianti, benestanti, baroni, ambasciatori reali, primi ministri, e vivono fra Portici, balli e feste.

Il clima, la posizione della città, il passeggio, i cibi, sono decantati da Leopold M. tranne il popolo “troppo superstizioso…, stupido…, senza dioe troppi mendicanti…”.

Visitano Pozzuoli, dove ammirano gli antichi monumenti e il paesaggio pittoresco a ovest di Napoli, la baia di Pozzuoli, i bagni di Nerone, il Vesuvio, Ercolano, Pompei, Caserta e Capodimonte …, con la consapevolezza di Leopold che dice: “ Ciò ci costerà tutti  i soldi..”

Tutto questo, ed altro, risulta dai diari di viaggio di Leopold Mozart o dall’epistolario del Giovane Mozart con la sorella o la madre.                                                                                       (continua…)

 

 

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