IL PREMIO SARÀ DEDICATO AL PROGETTO “DA UNA SPONDA ALL’ALTRA: VITE CHE CONTANO”

La manifestazione Ragusani nel Fondo in programma il prossimo 8 settembre a partire dalle 19:30 presso la rotonda Maria Occhipinti giunge alla sua quinta edizione.

Oggi in conferenza stampa presso il bar Prima classe di Ragusa il comitato organizzatore ha sottolineato come il premio sia cresciuto nel tempo, raccogliendo non solo sempre più consensi da parte della cittadinanza ma diventando anche un vero e proprio punto di riferimento per mettere in luce le tante problematiche che le amministrazioni di turno lasciano tacitamente cadere nel dimenticatoio.

Se la prima edizione del 2009 aveva avuto in un certo senso un tono di ironico, visto anche che secondo molti il premio faceva il verso alla nota manifestazione Ragusani nel Mondo che invece premia le eccellenze “fuggite” altrove, oggi è evidente che il premio ha assunto contorni sempre più reali che fedelmente raccontano il malcontento di tanti e tanti cittadini.

«Con la prima edizione di Ragusani nel Fondo – spiegano alcuni componenti del comitato – volevamo affrontare temi importanti del territorio ma con un po’ di leggerezza, per trasmettere ai cittadini la consapevolezza della difficoltà del momento ma anche la speranza di un cambiamento. Nel 2009 parlavamo di crisi capitalistica e nessuno ci prendeva in grossa considerazione dato che Ragusa è sempre stata considerata “l’isola felice” ed invece abbiamo assistito e assistiamo ancora adesso alla massiccia chiusura di attività commerciali (alcune storiche) e ad un tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, in continuo aumento. Chi vanta il privilegio di avere un lavoro deve spesso sottostare a condizioni poco dignitose, chi un lavoro non ce l’ha è in balia dei giochi dell’amministrazione che taglia sui servizi sociali invece che sulle sagre, per non parlare poi delle lotte contro la militarizzazione della nostra terra tradite dal governo. Forse avevamo visto bene».

«Questa non è la realtà secondo noi – concludono – ma è la realtà che le istituzioni non vogliono vedere e far vedere. Ed in questo racconto non può mancare di certo un pensiero di solidarietà al movimento spontaneo di mogli e madri tunisine (promotrici del progetto “Da una sponda all’altra: vite che contano”) che chiedono giustizia sulla sorte dei loro figli dispersi durante le traversate per raggiungere la nostra terra.

A loro verrà dedicata la quinta edizione di questo premio, con il rammarico che anche le rivoluzioni arabe sono state tradite e con lo sgomento che queste donne sono state arrestate in Tunisia dal nuovo regime».

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