Diventa unico il reparto di infettivologia che, di fatto, si concentra interamente all’ospedale Maggiore-Nino Baglieri di Modica. A Ragusa il reparto viene ristrutturato con servizi day-hospital ed ambulatoriali con beneficio per i reparto di oncologia e di urologia che incamerano i posti letto lasciati dall’infettivologia. La decisione dell’Asp di Ragusa non sta passando inosservata. L’intervento […]
Il “patriarcato” regna anche nel giornalismo?
05 Giu 2025 08:54
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
In tv cinque uomini e due donne commentano l’ennesima violenza sulle donne. Se per voi non c’è nulla di strano in questo, mi congratulo, avete appena ottenuto il punteggio di 110 e lode nel test “Quanto sei assuefatto al patriarcato da 0 a 100?”
In uno studio televisivo cinque giornalisti (conduttore, direttori, vicedirettori, editorialisti), una giornalista donna e una politica (non dirigente di partito) si esprimono sul tema della prevaricazione nei confronti delle donne. Legittimo. Sono tutti e cinque preparati e indignati e denunciano con sincerità. Ma non è questo il cortocircuito. Il dramma è che tutti sembrano giudicare normale e naturale questa contraddizione.
Gli spazi del giornalismo (stampa, TV, rete) sono presidiati soprattutto da maschi nei ruoli apicali di più grande visibilità e presenzialismo. Cosa dovrebbero fare? Intanto, ammetterlo sempre, riconoscerlo pubblicamente. E non giudicarlo mai normale e scontato. E rifiutare l’assuefazione a uno schema del genere. E nei casi più eroici, spostarsi. Lasciare libero qualche spazio.
L’educazione affettiva contro il maschilismo e la cultura “patriarcale” e “paternalistica” sarebbe utile forse anche nelle redazioni dei giornali e dei programmi tv (in alcune, perlomeno), non soltanto tra i banchi di scuola per gli alunni.
Perché mai solo i bimbi imberbi e gli adolescenti più ormonali? Il testosterone delle idee sbagliate non va mica in ibernazione dopo i diciotto anni! E lo tsunami delle emozioni spaesate non va in prescrizione neppure dopo quarant’anni.
Educazione all’affettività. Chiamiamola così. Due orette al dì. Obbligatorie.Tonificanti. Per tutti, giornalisti, commentatori tv, conduttori … Male non farebbero. Neanche a me. Al posto del pokerino o del pilates o della partita di Champions. Qualche fermata obbligatoria di sana educazione sentimentale, sessuale, relazionale a tutti gli “eravamo puberali” che tra maschi parlano delle donne.
Il punto è questo per chi osserva i processi della comunicazione con le lenti dello psicologo: tu, conduttore tv stimabile che sia, direttore illuminato, editorialista acuto, giornalista preparato, ospite tv rispettabilissimo, ti sei accorto che quando commenti le guerre, la politica o persino la dinamica di un femminicidio sei circondato da uomini e le donne sono quasi sempre in scientifica minoranza?
Ti accorgi del paradosso che tu incarni, tuo malgrado, nella lotta contro le vischiosità del maschilismo più sottile e le prevaricazioni intellettuali e le ombre sulfuree del sentimento patriarcale e paternalistico?
Ora, l’educazione civica, affettiva, relazionale, la pedagogia centrata sul rispetto dei diritti e degli spazi, non si fa tanto con le parole ma soprattutto con le evidenze degli esempi, dei modelli, delle scelte. Quale messaggio sotteso arriva a un ragazzo di diciassette anni che assiste a un dibattito sulla “parità dei generi” (e sulla negazione dell’inferiorità femminile), se il confronto è fra cinque uomini blasonati e due donne per quanto efficaci?
Ci vuole un percorsino di formazione, credetemi. “Direttore, stasera te lo accolli il burraco?”
“No, ragazzi, oggi c’ho il corso sull’empatia.”
“… Come dici tu. E venerdì?”
“C’ho il webinar sull’ascolto attivo.”
“Ma se vuoi ti aspettiamo!”
“No, cominciate senza di me. A seguire ho le simulate sul ‘vedere l’altro’ per esercitarmi.”
“La prossima settimana?”
“Tengo l’alfabetizzazione emotiva.”
“E ad agosto?”
“No, ve lo dico col cuore in mano, ragazzi, dimenticatevi di me. Il trainer è un terapeuta tiranno. Ci ha lasciato una consegna micidiale per questo mese: ‘Riflettete su tutte le ragioni per le quali al posto vostro dovrebbe esserci una donna a scrivere gli editoriali o a dirigere i giornali o essere ospite in TV’. E se consegnate in bianco, ne riparliamo con calma a tu per tu.”
© Riproduzione riservata