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Il nuovo video di Godblesscomputers è firmato dal videomaker ibleo Peppe Occhipinti. GUARDA VIDEO
30 Nov 2018 11:22
Mr. Peppe Occhipinti cura maniacalmente i suoi lavori, la sua attenzione per i dettagli e la sua originalità fanno intendere che il suo è un lavoro intrapreso, in primis, per passione, e ciò rende i suoi artworks unici, appariscenti ma con un forte significato intrinseco, fuori dalla portata di un cliché ormai arido di inventiva.
Biografia Godblesscomputers
Provenienza hip-hop, direzione elettronica, destinazione natura. Il percorso di Lorenzo Nada, in arte paradossalmente Godblesscomputers, è con tutta probabilità uno dei più sensati nel panorama elettronico dub-ambient/Idm nostrano. Il producer bolognese, formatosi alle spalle de Il Lato Oscuro della Costa (collettivo rap di Ravenna decisamente noto nel giro), tra il 2011 e il 2014 sperimenta in totale libertà da etichette discografiche e linee editoriali. Si trasferisce a Berlino, apre un blog che darà anche il nome al suo progetto musicale e inizia a postare in free-download le sue creazioni. Ci vorranno tre Ep per riuscire a plasmare quella statua d’argilla che è il suo debutto “Veleno”. Un hip-hop strumentale dai toni internazionali e fortemente debitore della scena dub contemporanea diventa il suo marchio di fabbrica. Segue un altrettanto esemplare “Plush And Safe” del 2015, che riesce a tracciare un sentiero lastricato di beat tale da unire i suoni gelidi dell’elettronica di marca Burial al calore tropicale tipico di Four Tet, passando per i vari Zomby, Gold Panda e Flying Lotus a fare da intermediari.
“Brothers” è proprio l’ingresso nel sentiero: qualche distorsione sintetica della città accompagna dal principio il loop acustico di kalimba al centro del brano, per poi lasciare spazio allo spoken word della poesia di Lil O’, i cui versi fanno da manifesto per il pensiero di Lorenzo Nada: “Prima il nome me lo davano gli altri/ E ora che il nome l’ho in dentro/ Mi chiedo se sono lo stesso”. La natura è vera la guida per ritrovare se stessi – non la civiltà – e chi meglio del Four Tet di “There Is Love In You” potrebbe fornire il sound giusto per spiegarlo.
Quasi tutti gli interludi del disco mantengono toni folktronici dai tratti minimalisti: lo sfuggente ritratto latino di “El Destino”, la peculiare “Glue” (in cui Nada sperimenta step non convenzionali), la calda e avvolgente “LIP” e “Disquietude”, con le sue onnipresenti campionature di flussi acquatici che mettono in slow motion l’incedere dei beat.
A interrompere il torrente chill delle tracce strumentali sono alcune partecipazioni che aprono le porte di “Solchi” alla musica nera. Godblesscomputers sceglie con arguzia di rivolgersi al nu-soul di respiro statunitense, e ce lo fa intendere già dall’autotune iniziale di “How About U”, cantata dall’eccellente Davide Shorty (emerso dai talent, ma capace di tenere alla perfezione la mise da soulman). Esperimenti un po’ meno riusciti, invece, le collaborazioni con Inude e Klune che, malgrado la mano di Nada, non spiccano per originalità ma solo per orecchiabilità. Fuori dal coro, “Life On Fire” resta un isolato assaggio di dub classica, elegantemente condotto con Paolo Baldini (per intenderci, colui che ha guidato i Tre Allegri Ragazzi Morti verso il reggae).
Fonte: http://www.ondarock.
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