Il nuovo video di Godblesscomputers è firmato dal videomaker ibleo Peppe Occhipinti. GUARDA VIDEO

E’ firmato da un giovane videomaker ibleo il nuovo videoclip di Godblesscomputers con il brano “Freddo” che è tratto dall’ultimo album Solchi. A realizzare il video è stato infatti il comisano Peppe Occhipinti. E’ stato interamente girato in provincia di Ragusa e racconta per immagini le emozioni in musica dell’energia positiva di Godblesscomputers.
Ma come è nata l’idea del video? Ce lo spiega lo stesso Occhipinti: “Ho vissuto una giornata tutt’altro che positiva, e questo ha smosso in me la voglia di “liberarmi” da tutta questa negatività. L’idea, poi, è nata molto spontaneamente: guardando fuori dalla finestra delle mia camera, vidi il sole tramontare. Potrebbe sembrare il solito banale tramonto, ma in quel momento misi le cuffie alle orecchie e mi venne voglia di una lunga passeggiata. Da solo. Anzi, accompagnato dalle strumentali di Godblesscomputers, unica cosa che al momento riusciva a trasmettermi vibrazioni ed emozioni positive, quelle stesse emozioni che mi portavano a premere il tasto “Rec” della videocamera e ad inquadrare tutto ciò che avevo intorno, cercando di non farmi sfuggire nulla. Dall’aereo in fase d’atterraggio, alle mucche, passando dai cavalli, dagli uccelli, dagli stupendi paesaggi Siciliani, fino ad arrivare alle strutture delle case, il tutto incorniciato sempre da uno stupendo tramonto con colori veramente spettacolari, che, alla fine, è stato tutt’altro che banale”.
Biografia
Giuseppe Occhipinti (Comiso, 2 agosto 1998), noto con il nome d’arte di Mr. Peppe Occhipinti, è un graphic designer e videomaker.
Nato e cresciuto nel profondo Sud d’Italia, si appassiona all’arte sin dalla prima adolescenza per poi dedicarsi, in maniera più consistente, al mondo della grafica e dell’art design.
La sua passione e la sua voglia di fare lo portano ad approcciarsi al mondo pubblicitario, dapprima semplicemente a livello amatoriale, fino a trovare poi occupazione in un’azienda specializzata in comunicazione integrata, situata a Ragusa.
Addentratosi nel mondo lavorativo, ben presto sarà autore di innumerevoli lavori che gli porteranno enormi soddisfazioni, ricevendo apprezzamenti sui social da artisti del calibro di Fabri Fibra, Caparezza, Guè Pequeno, Johnny Marsiglia & Big Joe.

Mr. Peppe Occhipinti cura maniacalmente i suoi lavori, la sua attenzione per i dettagli e la sua originalità fanno intendere che il suo è un lavoro intrapreso, in primis, per passione, e ciò rende i suoi artworks unici, appariscenti ma con un forte significato intrinseco, fuori dalla portata di un cliché ormai arido di inventiva.

Biografia Godblesscomputers

Provenienza hip-hop, direzione elettronica, destinazione natura. Il percorso di Lorenzo Nada, in arte paradossalmente Godblesscomputers, è con tutta probabilità uno dei più sensati nel panorama elettronico dub-ambient/Idm nostrano. Il producer bolognese, formatosi alle spalle de Il Lato Oscuro della Costa (collettivo rap di Ravenna decisamente noto nel giro), tra il 2011 e il 2014 sperimenta in totale libertà da etichette discografiche e linee editoriali. Si trasferisce a Berlino, apre un blog che darà anche il nome al suo progetto musicale e inizia a postare in free-download le sue creazioni. Ci vorranno tre Ep per riuscire a plasmare quella statua d’argilla che è il suo debutto “Veleno”. Un hip-hop strumentale dai toni internazionali e fortemente debitore della scena dub contemporanea diventa il suo marchio di fabbrica. Segue un altrettanto esemplare “Plush And Safe” del 2015, che riesce a tracciare un sentiero lastricato di beat tale da unire i suoni gelidi dell’elettronica di marca Burial al calore tropicale tipico di Four Tet, passando per i vari ZombyGold Panda Flying Lotus a fare da intermediari.

Quello che emerge del percorso di Godblesscomputers (e che lo rende caratteristico) è il suo essere una sorta di nemesi italiana di Burial. Mentre l’avanguardista produttore della Hyperdub compone le sue sinfonie cyberpunk attingendo ai suoni artificiali, ai videogame, ai film di fantascienza, il nostro piccolo rappresentante bolognese gioca con i suoni della natura, li campiona e li remixa con nuvole rarefatte di soul e world music, fino a ottenere un ibrido di genere ormai sdoganato al di là delle Alpi, ma ancora raro in territorio italiano. Quest’ultimo “Solchi” è un ulteriore avanzamento nella strada che dalla città conduce al bosco.
“Brothers” è proprio l’ingresso nel sentiero: qualche distorsione sintetica della città accompagna dal principio il loop acustico di kalimba al centro del brano, per poi lasciare spazio allo spoken word della poesia di Lil O’, i cui versi fanno da manifesto per il pensiero di Lorenzo Nada: “Prima il nome me lo davano gli altri/ E ora che il nome l’ho in dentro/ Mi chiedo se sono lo stesso”. La natura è vera la guida per ritrovare se stessi – non la civiltà – e chi meglio del Four Tet di “There Is Love In You” potrebbe fornire il sound giusto per spiegarlo.
Quasi tutti gli interludi del disco mantengono toni folktronici dai tratti minimalisti: lo sfuggente ritratto latino di “El Destino”, la peculiare “Glue” (in cui Nada sperimenta step non convenzionali), la calda e avvolgente “LIP” e “Disquietude”, con le sue onnipresenti campionature di flussi acquatici che mettono in slow motion l’incedere dei beat.

A interrompere il torrente chill delle tracce strumentali sono alcune partecipazioni che aprono le porte di “Solchi” alla musica nera. Godblesscomputers sceglie con arguzia di rivolgersi al nu-soul di respiro statunitense, e ce lo fa intendere già dall’autotune iniziale di “How About U”, cantata dall’eccellente Davide Shorty (emerso dai talent, ma capace di tenere alla perfezione la mise da soulman). Esperimenti un po’ meno riusciti, invece, le collaborazioni con Inude e Klune che, malgrado la mano di Nada, non spiccano per originalità ma solo per orecchiabilità. Fuori dal coro, “Life On Fire” resta un isolato assaggio di dub classica, elegantemente condotto con Paolo Baldini (per intenderci, colui che ha guidato i Tre Allegri Ragazzi Morti verso il reggae).

Lo sforzo di produzione è lampante, soprattutto per un disco del genere composto da ben sedici tracce e che spazia dall’Idm al soul con discreta disinvoltura; ma bisogna constatare che “Plush and Safe” era un viaggio più omogeneo attraverso la personale folktronicaecologica di Godblesscomputers. Voler interpretare il J Dilla italiano riesce bene al producer, ma il progetto tende a soffrire un eccesso di eterogeneità e un’inconsapevole nostalgia per un sound già largamente esplorato (si veda, ad esempio, il recente lavoro di Mura Masa). Di “Solchi” resta un ascolto complessivo opaco e indefinito, ma con brani che assaporati singolarmente sanno regalare una piacevolissima distensione spirituale.

Fonte: http://www.ondarock.it/recensioni/2017-godblesscomputers-solchi.htm

 

Link Utili
Video: https://www.youtube.com/watch?v=uheCShyiGNk

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