IL GRILLO CAMPESTRE

Il grillo campestre è un insetto che appartiene all’ordine degli ortotteri (ali rigide) e alla famiglia dei grillidi.

E’ robusto e di colore bruno verdastro, con femori internamente rossastri e tegmine (ali rigide tipiche di questi insetti), in parte giallastre o aranciate. Possiede sei zampe e le antenne. Sono prevalentemente fitofagi (si nutrono di piante), ma anche zoofagi (si nutrono di animali). Il  maschio misura  dai 18 ai 26 mm. mentre la femmina  va dai 20 ai 28 mm). Il grillo ama ambienti caldi e vive nei prati, nelle radure e nei giardini dove scava lunghe gallerie.

Per attirare la femmina, il maschio emette suoni particolarmente striduli, che possono essere sentiti a notevole distanza. Il canto nuziale, soprattutto in primavera e in estate è ottenuto dallo sfregamento di due parti modificate delle ali anteriori e si produce su una sola nota ripetuta incessantemente. La femmina percepisce il richiamo grazie agli organi uditivi posti nelle tibie delle zampe anteriori.

In Italia è presente in tutte le regioni, dalla pianura fino a 1500 m. d’altitudine, è comunque diffuso nel sud e nel centro Europa, in Asia occidentale e in Africa settentrionale. Circa una settimana dopo l’accoppiamento, la femmina in luoghi tranquilli e riparati inizia a deporre centinaia di uova, che si dischiudono nel giro di due settimane, nel mese di giugno.

Le neianidi (i piccoli grilli) sono simili all’insetto adulto salvo per le dimensioni ridotte  e l’assenza di ali. Vivono assieme per qualche settimana, ma prima dell’arrivo dell’inverno  ognuno scava una  propria tana. Nel corso della loro vita, hanno diverse mute e svernano . A fine aprile /maggio, con l’ultima muta , diventano insetti adulti. L’accoppiamento, come si è detto, avviene tra  maggio e giugno e muoiono intorno a metà luglio.

Il suo ciclo biologico si conclude in un anno.

Una specie affine al grillo campestre  è il cosiddetto grillo del focolare o grillo domestico (Gryllus domesticus).  Esso è di colore giallo-bruno, di forma piuttosto allungata  e vive  solitamente nelle crepe dei muri presso i focolari delle case rurali o presso  forni e si nutre  di farina, briciole di pane, detriti di cereali ed è attivo specialmente di notte.

Questo animaletto ha colpito la fantasia di moltissimi autori. Prendiamo ad esempio Collodi, nel suo celebre Le avventure di Pinocchio, dove abbiamo il grillo che dà consigli , ma lo fa in modo saccente e offensivo,  Grillo: — Povero Pinocchio! Mi fai proprio compassione!  Pinocchio:  — Perché ti faccio compassione? Grillo: — Perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la testa di legno”. Così Pinocchio monta in collera e gli tira la celebre martellata che lo ammazza, ma stressa Pinocchio anche da fantasma e alla fine lo saluta: “Grillo: — Ricordati che i ragazzi che vogliono fare di loro capriccio e a modo loro, prima o poi se ne pentono. Pinocchio: — Le solite storie. Buona notte, Grillo. Grillo: Buona notte, Pinocchio, e che il cielo ti salvi dalla guazza e dagli assassini.” Ma poi lo si ritrova alla fine. Vivo e  pieno di  buoni consigli.

Un altro celebre autore è Charles Dickens, che  pubblicò nel 1845 un breve romanzo intitolato Il grillo del focolare, una favola domestica.                                                                     

Ci  sono anche altri racconti  dove uno dei protagonisti è il grillo. La favolistica ne è ricca. E anche filastrocche e canzoni.

Mi viene in mente  il film di Bertolucci, L’ultimo imperatore, dove il protagonista possiede in una scatolina un grillo e lo nasconde dietro il trono. E’ il suo segreto, perché non potrebbe  tenerlo. Quando da adulto e oramai detronizzato da tempo  torna  nella sala e si siede sul trono, d’istinto allunga la mano e ritrova la scatolina. E’ un momento di struggente ricordo della sua infanzia e di un piccolo segreto che nessuno aveva mai scoperto.

Ora come chiusura dell’articolo metto una poesia  di Trilussa. Non commento e lascio al lettore il piacere di gustarsela e fare le proprie considerazioni.

 

“ER GRILLO ZOPPO”
di Trilussa

Ormai me reggo su ‘na cianca sola.
– diceva un Grillo – Quella che me manca
m’arimase attaccata alla capriola.
Quanno m’accorsi d’esse prigioniero
col laccio ar piede, in mano a un ragazzino,
nun c’ebbi che un pensiero:
de rivolà in giardino.
Er dolore fu granne…, ma la stilla
de sangue che sortì dalla ferita
brillò ner sole come una favilla.
E forse un giorno Iddio benedirà
Ogni goccia di sangue ch’è servita
Pe’ scrive la parola libertà!

 

 

 

 

 

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