IL GRIDO DEI POVERI FIGLI DI UN DIO MINORE

Secondo la fonte di Human Rights Watch oltre 120 milioni di minori vivono nelle strade, sia in paesi ricchi che in quelli poveri: molti di loro lo fanno dall’età dai 3 o 4 anni affrontando una vita terrificante di povertà, violenza e pericoli. Quasi ovunque, i bambini di strada vengono considerati dei criminali e dei socialmente indesiderabili dai tutori dell’ordine pubblico: sono dunque sottoposti a abusi, violenze, arresti e carcerazioni anche da parte delle forze di polizia; essi vengono eliminati in operazioni di pulizia sociale con la complicità, talvolta, dei commercianti che te­mono gli effetti di questa microcriminalità, come è successo spesso in America Latina.

Secondo gli ultimi dati pubblicati da UNICEF, nel mondo vivono 2,2 miliardi di bambini, la cui aspettativa media di vita alla na­scita è di 63 anni (85 in Giappone, 33 in Zambia). Oltre 1 miliar­do di essi vive in povertà, mentre il 30% dei bambini dei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) vive in case prive di servizi igienici e il 20% non ha acqua potabile nelle proprie abitazioni.

Molly Craig è una ragazza aborigena strappata alla sua famiglia per essere istruita come domestica e essere in­tegrata nella società dei bianchi. Insieme alla sorella Daisy e alla cugina Gracie intraprende un viaggio di oltre 1.500 miglia, piena di insidie e pericoli, per ritornare a casa (tratto dal film La generazione rubata, regia di Philip Noyce, Australia 2002). Tratta dal romanzo autobiografico di Doris Pilkington Garimara, è la storia della figlia di una delle protagoniste che fu prelevata – insieme alla sorella e alla cugina – da funzionari statali in quanto “meticcia” e condotta in una colonia di rieducazione.

Tra il 1910 e il 1970, oltre 100.000 bambini aborigeni australiani vennero strappati con la forza o sotto coercizione alle proprie famiglie dalla polizia o da assistenti sociali, ma solo all’inizio degli anni ‘90, il governo australiano avviò la prima indagine ufficiale che portò alla luce le dimensioni del dramma dei piccoli aborigeni sottratti ai genitori, ammettendo, così, uno dei cri­mini più gravi nella storia dell’Australia.

Nei decenni passati tra il 10 e il 30% di bambini aborigeni era stato strappato alla famiglia d’origine con il pretesto di offrirgli una vita migliore. In realtà, venivano sottratti per un preciso proget­to della politica del Governo statale e federale che voleva cercare di assimilare i bambini aborigeni, in particolare quelli nati da unioni miste – un genitore aborigeno e l’altro di discendenza europea – nella nuova società che si andava affermando in quella parte del mondo togliendoli alle proprie famiglie e radici, imponendo il divieto di par­lare le proprie lingue e praticare le proprie cerimonie, cancellandone quindi l’identità aborigena; venivano condotti in istituzioni statali o religiose di rieducazione – talvolta riserve, come i recinti per conigli ai quali si ispira il titolo del libro – molti vennero adottati: ai veri ge­nitori non veniva mai rivelato dove fossero i loro figli in maniera che non potessero rintracciali, ai bambini veniva detto che erano rimasti orfani. Molti di loro subirono abusi fisici e sessuali e non ricevettero una formazione scolastica adeguata per cui furono inseriti in lavori di bassa manovalanza come domestici o in fattorie. Sono conosciuti come le “generazioni rubate”.

In Argentina, sotto il regime militare (1976/1983), migliaia di persone sono scomparse; molte donne che hanno partorito i pro­pri figli in centri di detenzione segreta se li sono visti sottrarre da appartenenti alle forza di sicurezza che li davano in adozione alle famiglie “ per bene”, quelle senza strane idee in testa, le più ben viste, le ben pensanti, in alcuni casi li hanno allevati come figli propri. Les Abuelas de Plaza de Mayo, (le Nonne di Piazza Maggio), sono un gruppo di donne che , bussando a ogni porta, coinvolgendo avvocati, esperti di diritti umani, da 20 anni vivono per mantenere la memoria dei loro figli e per cercare i loro nipoti che hanno stimato in oltre 200 scomparsi nel periodo della cosiddetta guerra sporca.

E ci stanno riuscendo. Per ora sono riuscite a risolvere 81 casi. L’ulti­mo riguarda Leonardo Fossati nato nelle fredde celle del carcere da Ines Beatriz Ortega, che al momento della sparizione aveva 16 anni e era incinta, imprigionata assieme al marito Rubén Leonardo Fossati di 22 anni. Dei due genitori non si è saputo più niente.

Durante gli anni Novanta, circa 20 milioni di bambini sono stati costretti dai conflitti o dalle violazioni dei diritti umani a abban­donare le proprie case.

Le famiglie che fuggono dai conflitti possono rimanere divise. I bambini lasciati soli sono più esposti agli abusi sessuali o a essere reclutati per combattere.

Privati di una rete di sostegno, sono anche più soggetti alla fame e alle Privati di una rete di sostegno, sono anche più soggetti alla fame e alle malattie. Alcune famiglie riescono a restare unite finché non trovano un ricovero, ma la precarietà delle condizioni in cui si trovano molte delle famiglie in fuga rende i bambini più vulnerabili alla malnutrizione e alle malattie. Nel 2003, i minori non accompagnati – privi cioè di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti legalmente re­sponsabili – presenti in Italia erano oltre 7.000, di cui solo 1. 557 con un regolare permesso di soggiorno: l’83,1% di essi sono maschi con un’età compresa tra 14 e 17 anni.

La violenza non deve esistere nella vita dei minori. I milioni di bambini e bambine che ne sono vittime ogni anno sono la prova vivente (talvolta, purtroppo, morta) che il mondo sta fallendo l’obiettivo della loro protezione.

Dati allarmanti da cui si evince molto dolore, troppo dolore e comprensione della sofferenza che ogni bimbo del molto è costretto a subire. Perché ai bambini viene violata la dignità di vivere, proprio i bambini che saranno gli uomini di domani?

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