IL GOVERNO SECONDO MATTEO

 La velocità che il nostro Presidente del Consiglio ha impresso alla sua azione politica non appena assunta quella carica è stata considerata positiva sia dagli ambienti confindustriali e sia da coloro che reggono le sorti politiche europee e il viaggio che ha intrapreso per ottenere il pass necessario per utilizzare senza superarlo quel fatidico 3% ha già trovato una mano d’aiuto nel colloquio intercorso con il presidente francese Holland

Una volta che otterrà il consenso tedesco inizia una fase in Italia che è molto più articolata e complessa rispetto al sospirato beneplacito della Merkel. Dovrà avviarsi la rilettura del Titolo V in contemporanea con le modifiche costituzionali per l’abolizione del Senato che, guarda caso, dovrà essere nel superiore interesse nazionale deciso e approvato dagli interessati e per tale risultato dovrà trascorrere almeno un anno.

Nelle more e per evitare che vada tutto a quarantotto e che venga a dettare e far rispettare le norme di salvaguardia la c.d. troika europea, il nostro presidente sta cercando un consenso che senza dubbio dovrà materializzarsi in consenso elettorale in occasione delle imminenti elezioni per il Parlamento europeo prevedendo per 10 milioni di dipendenti  pubblici e assimilati ben 10 miliardi di euro non dimenticando, nel contempo, di ridurre l’irap del 10%.

Il vero ed effettivo potere politico di Renzi dovrà cercarsi fuori degli organismi del suo partito ove nella sostanza non ha il predominio assoluto. Non a caso, infatti, nella formazione dell’attuale governo sono state rispettate le diverse anime interne incisivamente dettate dal manuale Cencelli. L’essere titolare di una maggioranza vera e reale comporterà anche l’effusione del potere di nomina di diecine se non di centinaia di responsabili di altrettante strutture pubbliche.

La possibilità di un decisivo cambiamento di rilievo epocale ciò non ostante non si esaurisce nelle tematiche interne che pur avendo come base un decisiva importanza ciò non ostante deve fare i conti e che conti con due altri problemi.

Il primo è dato da un auspicabile cambio di indirizzo politico-programmatico che in atto permea e indirizza la politica economica europea. L’economia è oramai globalizzata e la stessa nel suo dispiegarsi rispetta nel suo dispiegarsi le regole del profitto da non considerare, sia ben chiaro, come un male assoluto. Storicamente, però, si è sempre cercato di farlo convivere con le altre esigenze che meritano allo stesso modo di essere rispettate e condivise.  La ricerca della soluzione mediana non è semplice o quanto meno di immediato raggiungimento. L’Europa nel suo insieme deve potersi confrontare con le altre economie e per ciò fare nel suo interno i paesi che la compongono devono poter rispettare le stesse regole. Non esiste, infatti, tanto per esemplificare un’eguale legislazione fiscale da parte dei membri che la compongono. Ciò che ci unisce è solo la moneta che come tutte le cose di questo mondo ha pregi e vincoli. Tutto sta nel poter stabilire da parte della politica e degli esperti se sono maggiori i primi o i secondi o se ,ancora, è possibile contemperarli.

Il governo Renzi nel suo futuro deve potersi confrontare con questo problema. Potrà trovare altri convinti alleati con i quali iniziare questo percorso. Impanatasi, invece, nella situazione attuale non porta da nessuna parte. Abbiamo un debito pubblico gigantesco. Una disoccupazione di eguale dimensione e un fiscal compact che dal prossimo anno e per i futuri venti comporterà una spesa non indifferente che si aggiunge agli interessi per i titoli di stato. La politica del risparmio pur nelle previsioni che ci vengono dichiarate potrà recuperare un notevole risparmio, ma lo stesso non continuerà per gli anni a venire.

Ecco perché la prospettiva dell’era Renzi non è proprio delle più rosee e in questo quadro si misura la politica non di capo di governo ma di una statista come non può non augurarsi a chi in atto ci rappresenta.

La vendita delle auto blu o la loro drastica diminuzione seppure sono segnali di ripristino di modello comportamentale pubblico che trova consenso nella pubblica considerazione non sono nella graduatoria dei grandi interessi nazionali la soluzione di quest’ultimi. Il capo del governo ne ha fatto cenno perché sono argomenti di facile convincimento, presa e comprensione di tante massaie con una conoscenza più approfondita nel preparare una pizza o spaghetti alla carbonara.

E’ piuttosto la dimostrazione di una capacità comunicativa che il politico deve poter possedere perché deve conoscere più degli altri i vari aspetti dell’umana cultura.

Renzi ha trasferito la sua immagine di politico accorto e conoscitore dell’animo umano e non ignora affatto i grandi traguardi che deve raggiungere per non essere considerato un politico alle prime armi e solo di giovane età da paragonare con un consigliere di quartiere che seppur bravo è costretto a non curarsi di ciò che supera i contorni territoriali ove misura la sua azione e competenza.

L’altro grande ed enorme ostacolo da superare è quello della modifica del Titolo V per ripristinare il potere legislativo statale trasferito da una decina d’anni a questa parte e che non ha dato i risultati teoricamente validi che si proponeva di raggiungere.

Questo governo deve potervi riuscire. Il suo capo lo sa bene e da poco più di un anno a questa parte quando da rottamatore si è trasformato in politico di elevata statura si è caricato di un peso la cui quantità potrà o schiacciarlo e toglierlo di mezzo e farlo passare alla storia del nostro paese.

 

                                                                                    Politicus 

      

 

 

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