IL GIOCO DELLE PARTI!

L’amministratore delegato della Fiat non perde occasione per trovarsi al centro dell’attenzione del dibattito politico ed economico di questo Paese.

L’ultima “chicca” riservata alla platea italica è la sostanziale disdetta dell’impegno assunto (si badi bene solo “a parole”) dei 20 miliardi di investimenti che dovevano essere la “contropartita” della costituzione di “Fabbrica Italia” la new company che grazie ai referendum ha permesso a Marchionne di derogare al contratto collettivo nazionale di lavoro e di escludere la CGIL dalla rappresentanza aziendale dei lavoratori.

Ovviamente, come nella migliore tradizione (si sa questi nostri giornalisti sono tardi a comprendere le cose), c’era stato un fraintendimento: 1 miliardo infatti era stato già investito nella Maserati e 800 milioni a Pomigliano; si può pretendere di più in un momento di crisi come quello attuale?

Così per convincere gli Italiani di non essere “l’uomo nero” Marchionne non trova niente di meglio che rilasciare una lunga intervista ad Ezio Mauro nella quale  traccia una linea difensiva francamente stucchevole.

E’ impensabile pretendere nuovi investimenti da Fiat in un momento di grave crisi del mercato dell’auto in Italia …

Ma la promessa di 20 miliardi di investimenti è stata fatta nel 2010, eravamo già ben dentro la crisi!

Non spiega Marchionne come mai mentre il mercato automobilistico europeo arretra del 6,6% le vendite Fiat diminuiscono del 16,6%, e alla domanda se una delle cause potesse essere l’assenza di modelli innovativi, ribaltando il rapporto causa-effetto si difende asserendo che non avrebbe avuto senso “bruciare” nuovi modelli in queste condizioni … Peccato che chi ha “investito” sia sulle fabbriche che sui dipendenti come Volkswagen invece non solo non ha conosciuto flessione di vendite, ma addirittura ha incrementato le vendite in Europa anche se solo dello 0,57%.

Ovviamente il manager si autoassolve, in tutto e per tutto, anzi Lui sta facendo la sua parte non avendo ancora chiuso almeno altri 2 stabilimenti in Italia, nonostante la crisi!

Ed ecco che chiama in causa il sistema Italia, ciascuno faccia la sua parte!

In questo siamo sinceramente d’accordo con lui, infatti:

– abbiamo visto Cisl e Uil abdicare al proprio ruolo nel 2010 accettando un referendum celebrato sotto ricatto occupazionale,

– abbiamo sentito in quei giorni l’assordante silenzio di ungoverno che non ha chiesto nessun impegno formale sulla promessa “fumosa” dei 20 miliardi di investimenti come non aveva chiesto nessun conto della chiusura di Termini Imerese, anzi prestandosi alla incredibile farsa dell’imprenditore che avrebbe dovuto rilevare lo stabilimento e gli operai,

-abbiamo percepito l’inadeguatezza della proprietà occupata solo al ritorno finanziario dell’investimento e disinteressata alla valenza sociale della più grande fabbrica italiana.

E già Marchionne ha ragione, alcuni avrebbero dovuto fare la loro parte, ma non per prestarsi al gioco delle parti da lui auspicato: “Io allora puntavo … su una riforma del mercato del lavoro, e ho più di 70 cause aperte dalla FIOM”.

Si perché Marchionne non conosce l’autocritica: il problema non è dovuto al fatto che invece di aspettare la riforma del mercato del lavoro per attenervisi, ha forzato la mano a tutti (Confindustria, sindacati, governo, lavoratori) imponendo un “modello” assolutamente “autoreferenziale” e addirittura “fuorilegge” (come il rifiuto di reintegrare il 3 sindacalisti di Melfi limitandosi a elargirgli lo stipendio senza riammetterli nel sistema produttivo), il problema è costituito dalla Fiom che essendo stata espulsa dai tavoli di rappresentanza non ha altro modo di tutelare i lavoratori che percorrere la via giudiziaria!

Certo un abile manipolatore della comunicazione, così come abile si è dimostrato nelle operazioni finanziarie … ma evidentemente sono doti che non bastano a farne un efficiente produttore di automobili!

 

 

                                                                          

 

 

 

 

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