Continua a crescere la curva dell’influenza in Italia. Nell’ultima settimana monitorata dal sistema di sorveglianza RespiVirNet dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati registrati oltre 816 mila casi di sindromi respiratorie acute, quasi 100 mila in più rispetto alla settimana precedente. Un dato che conferma l’accelerazione della stagione influenzale e l’aumento della pressione sui servizi sanitari. […]
IL FUTURO E’ NELLE BIOENERGIE DA MATERIA O BIOMASSA ORGANICA
23 Mag 2010 21:12
“Lo sfruttamento indiscriminato delle fonti tradizionali di energia – combustibili fossili non rinnovabili come petrolio e carbone – non può più rappresentare la risposta al forte incremento del fabbisogno energetico che si sta verificando su scala globale. In questo senso, nel corso dell’ultimo decennio, le bioenergie – energie derivate da materia o biomassa organiche – si sono affermate sempre più come un’alternativa viabile alla produzione di calore, elettricità ed energia per autotrazione”. Da questo suo assunto, si è sviluppata la relazione di Orazio Sortino ricercatore del Dipartimento di Scienze agronomiche, agrochimiche e delle produzioni animali della Facoltà di Agraria di Catania. Le potenzialità di sviluppo della filiera agro energetica in Sicilia sono state individuate attraverso uno studio delle varietà e colture più adatte alla Regione Siciliana. “Di cruciale importanza per la progettazione della filiera – ha evidenziato Sortino – è la scelta delle colture più adatte alle condizioni climatiche e pedologiche e l’individuazione delle aree vocate per l’ottimizzazione della produttività delle colture energetiche. Secondo gli studi condotti dal Dipartimento di Scienze agronomiche, agrochimiche e delle produzioni animali, nel contesto regionale è emerso un elevato potenziale per lo sviluppo del settore delle oleaginose per la trasformazione in biodiesel nel contesto territoriale regionale. Nell’ambito del progetto Agroenergie finanziato dalla Regione Sicilia è stata inoltre condotta un’analisi della vocazionalità delle varie aree per la destinazione delle colture”. Alcune macro-aree delle province di Ragusa, Siracusa, Catania ed Enna sarebbero risultate particolarmente interessanti. Una filiera corta, sarebbe preferibile, secondo Sortino, anche perché non ci sono allo stato attuale impianti di trasformazione. “Lo sviluppo delle filiere agroenergetiche economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibile – ha concluso Sortino – passa per la definizione di accordi di filiera a livello locale, in cui l’agricoltore deve rivestire un ruolo centrale. Occorre individuare sistemi colturali e tecniche agronomiche più adatti per l’introduzione in azienda delle colture dedicate alla produzione di energia, evitando l’interazione negativa con altre filiere agricole. Di meccanizzazione agraria anche nel settore della produzione di bioenergie ha parlato Giampaolo Schillaci, Ordinario di meccanica agraria all’Università di Catania. “La meccanizzazione è un settore trasversale che coinvolge tutti i processi dell’agricoltura – dice Schillaci-. Rimangono alcuni punti critici che solo la sperimentazione potrà risolvere e che sono legati all’utilizzo di alcune colture. Bisogna equilibrare il rilievo dato dall’Ente pubblico alle fonti agro energetiche con quanto finora dato all’eolico e fotovoltaico. Servono interventi sostanziali per la ricerca destinata agli impianti di trasformazione”. Nel suo intervento, Giuseppe Re, presidente provinciale dell’Ordine dei Dottori Agronomi, ha puntato l’attenzione sul paesaggio e le problematiche delle serre. “Ho valutato la serricoltura sotto l’aspetto non soltanto paesaggistico ma anche del ruolo di tutela che ha svolto per la protezione del sistema dunale. In relazione agli aspetti della produzione di agro-energie dal paesaggio, non ritengo che questo territorio sia particolarmente adatto per la sua irregolarità. Difficile che queste produzioni possano insediarsi tranne che si vanifichi tutto quanto la nostra cultura ha prodotto, dai muri a secco al sistema delle chiuse, sistemi agricoli integrati ad un paesaggio che, modificandosi subirebbe trasformazioni troppo radicali. Utile, invece, cercare forme di riutilizzo delle biomasse di scarto, vera risorsa che, però, fino ad oggi non è stata adeguatamente considerata”.
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