È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
IL FRASARIO DI VENDOLA E IL LINGUAGGIO DI MONTI
09 Gen 2013 19:13
Chiunque abbia un qualche interesse verso i meccanismi del linguaggio, avrà materiale vivo, palpitante nelle esternazioni quotidiane dei personaggi politici, che usano le parole in una varietà di modi quasi estesa quanto il loro pensiero.
Si fronteggiano due gruppi fondamentali: quelli che adoperano il linguaggio come uno strumento di disvelamento (del mondo, dei suoi segreti, dei suoi processi più oscuri) e quelli che adoperano il linguaggio per nasconderlo (il mondo!).
Ora, non è detto che i primi siano tutti in grado – e che lo siano sempre – di cogliere la verità (questa nozione essendo, fra l’altro, alquanto critica….): il filtro dell’ideologia, schemi automatici di pensiero, possono frapporsi. Hanno tuttavia in comune un tratto: la tensione etica di un linguaggio che si fa strumento al servizio di una causa. In genere, fra di loro non alligna il germe della mitizzazione dei processi storici in processi naturali. Si sentirà loro dire quasi sempre qualcosa che suonerà come una resa: alla evidenza della realtà, all’ingenuità di un progetto, alla forza di un bisogno.
I secondi sono disciplinati. Vanno a scuola alla Bocconi o – se non ne hanno i mezzi – imparano in fretta a sembrare di averlo fatto. Il concepimento originario del linguaggio che usano per interfacciarsi col mondo è tutto nel segno del sottrarre: dire una cosa per non dirne un’altra. Per certi versi in loro le parole realizzano pienamente la loro essenza: quella di “stare al posto di qualcos’altro”! Il mito galoppa, la storia diventa natura, il mondo recede sullo sfondo, si afferma una figura imperiosa: quella della sopraffazione di chi produce senso su chi lo consuma.
Il “mite” Casini, quintessenza delle alchimie politiche cucinate nei laboratori della Democrazia Cristiana, ritiene il frasario di Vendola di natura marxista-leninista: bene, gli fa un complimento. Anche se non è vero! (figuriamoci se Marx avrebbe mai detto qualcosa di simile sui super ricchi…..!). Vuol dire che quel frasario è tutto dentro ad una visione del mondo, ad un’etica delle cose, dell’azione, della partecipazione e non finge di essere qui, là, e poi ancora qui e poi ancora là! Giusta o sbagliata, la chiamata di Vendola sull’opportunità di un safari gratuito per i gironi dell’inferno da parte dei nostri paperoni è esattamente ciò che fa un politico di sinistra!
I consigli avveduti, serafici, teconologici di Monti di tagliare le ali alla sinistra e alla destra, consumati all’ora giusta e nell’assetto mediatico opportuno, propongono non una visione, ma solo un’operazione di utile chirurgia politica il cui fine è dire di qua per non dire di là! Se la sinistra smette di essere di sinistra e la destra smette di essere di destra, ci guadagneremo tutti, ovvero tutti coloro i quali si nascondono dietro le parole.
Vogliamo scommettere che la vera preoccupazione di Monti non è per la destra?
Il dialogo finale di “Uomini Contro”, di Francesco Rosi, è illuminante: il generale, dall’alto della sua protervia e della sua inumanità, chiede al tenente Sassu se ama la guerra. E’ una domanda falsa: non si può non amare la guerra! Il tenentino, timidamente ma coraggiosamente risponde che “….quando si è stati in guerra non si ha voglia di parlarne!”.
Il linguaggio come costruzione incessante di miti e come strumento di potere.
Il linguaggio come svelamento, come resa alla realtà, come musica dell’anima!
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