IL FIUME DELLA PREPOTENZA

 

La recente edizione di “A tutto volume”, rassegna di libri basata sulla formula vincente della presenza degli autori, ha fatto registrare un successo clamoroso, a dimostrazione – qualora ce ne fosse bisogno – della fame di cultura che patisce Ragusa.

Ho avuto il piacere di far parte della squadra, avendo avuto l’incarico di presentare un libro di Mario Capanna, Il fiume della prepotenza, originariamente scritto nel 1996 e recentemente riedito. La lettura del libro prima, la conoscenza dell’autore poi, la presentazione dell’opera infine, mi hanno definitivamente convinto che il tema del rapporto col potere è quello intorno al quale si decide il destino culturale e politico dell’umanità, a un bivio formidabile fra totalizzazione e parcellizzazione dei dispositivi di controllo e di governo.

La tesi fondamentale del libro è quella di chi, come Capanna,  ha segnato una buona parte della storia di questo paese, a partire dalle lotte studentesche del ’68 fino all’esperienza militante di Democrazia Proletaria, che fino a che durò rappresentò un costante richiamo all’integrità ideologica della sinistra: non esiste una storia della prepotenza, che pure scorre – come un fiume – lungo tutte le ere e attraversa i momenti più cupi come anche quelli più fulgidi della vicenda umana.

I passaggi nodali attraverso i quali Capanna svolge le sue argomentazioni sono, cronologicamente, la civiltà greca, il cristianesimo, la nascita del mondo moderno, l’età contemporanea.

La storia della prepotenza è anche – in buona parte – la storia del rapporto con il potere, specie nella sua forma più forte,  e in ciò consiste la stringente attualità del discorso che l’Autore, nell’introduzione alla recente edizione, contestualizza al nostro presente di crisi finanziaria e di democrazia.

Fra le tante declinazioni possibili di questo rapporto, due sembrano particolarmente significative: il dominio del presente (e la relativa svalutazione del passato e del futuro), la trasformazione dei processi storici in condizioni naturali. Entrambi temi che hanno abitato questa rubrica e che continueranno ad abitarla.

Mi prendo lo spazio di ringraziare, attraverso la rubrica, il principale artefice di “a tutto volume”, Alessandro Di Salvo, motore inesauribile di idee e di iniziative, che mi ha affettuosamente dato la possibilità di fare un’ esperienza indimenticabile. A lui vada il plauso e il riconoscimento di questa città, che quando è il caso, risponde a meraviglia e che, per questo, continua a sperare di recuperare una dimensione di collettività da tempo smarrita.

 

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