Il Covid e la crisi del turismo siciliano. Federlalberghi lancia l’allarme

“Numeri che non confortano le imprese e i lavoratori – dice Nico Torrisi, presidente regionale Federalberghi – attendiamo una presa di coscienza da parte del governo nazionale, le amministrazioni comunali e regionali nei confronti di un comparto che ha vissuto il momento piu’ critico della storia degli ultimi cinquant’anni.

Molta attenzione verso i tributi locali, come l’Imu e la Tari, con misure che consentano uno sgravio fiscale”. “Il default e’ dietro l’angolo – dice Nicola Farruggio presidente Federalberghi Palermo – abbiamo cercato di resistere quest’estate con grandi sacrifici per mantenere anche un servizio alla nostra isola in termini di ricettivita’ ma e’ chiaro che adesso non si rivedono le condizioni per poter immaginare come affrontare questo lungo inverno. Molte strutture chiuderanno consapevoli di non avere la forza di arrivare al prossimo anno. Quindi la nostra attenzione va principalmente agli ottocentomila lavoratori che oggi conta il turismo siciliano”.

“Per non parlare della stagionare balneare, quasi del tutto stagionale – dice Francesco Randone vice presidente Federalberghi Palermo e delegato Cefalu’ – che conta il 20% delle strutture rimaste chiuse e l’80% che ha prodotto fatturati, solo per due mesi, con produzioni non sufficienti per compensare le spese”. “I record catastrofici registrati da marzo in poi – aggiunge Rosario Dibennardo, presidente Federalberghi Ragusa – purtroppo deludono le speranze riposte sul mese di settembre per cercare di recuperare una stagione senza stranieri”.

“Nella riviera ionica messinese sul turismo ricettivo non e’ il caso di cantare vittoria, il consuntivo e’ pessimo – dice il presidente Federalberghi Riviera Jonica, Messina Pierpaolo Biondi – molte grandi strutture ricettive non sono state in grado di aprire, a causa degli alti costi e del basso fatturato previsionale. Per cui possiamo definire la stagione 2020 fallimentare per il comparto ricettivo: assenza della clientela internazionale, presente solo la quella di prossimita’ e con una bassa capacita’ di spesa, per non parlare dei voucher nazionali che non sono stati una soluzione, meglio se investiti in altro modo per preservare le aziende e quindi l’occupazione. Per non parlare dei lavoratori: 12 mila i posti di lavoro nel comparto turistico nella riviera ionica messinese, in bilico per i prossimi mesi”. E’ necessario programmare il 2021 secondo un piano che cosi’ e’ stato riassunto: azzeramento imposte, abbassamento costi del lavoro, contributo economico per ogni azienda ricettiva per il rilancio.

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