IL CORTOCIRCUITO CON LA BELLEZZA, DA PLATONE A SORRENTINO CON IN MEZZO CHRETIEN

In queste ultime settimane parlando di bellezze, soprattutto se grandiose, viene in mente Paolo Sorrentino con il suo film premio oscar “La grande bellezza”.

Prima ancora di Sorrentino e della sua ultima fatica, la bellezza ha certamente avuto altri grandi nomi accanto, anche arduo citarli, ma alcuni necessariamente scontati. A me viene in mente ad esempio Jean Louis Chrètien, scrittore e filosofo contemporaneo autore di “La ferita della bellezza” (L’effroi du beau, “Lo sgomento del bello”) che definisce la bellezza Sbigottimento, Panico, Orrore. Perché la bellezza non la si può contemplare senza soffrire, senza sentirsi ferito, perchè la bellezza inevitabilmente ci cambia. Queste sono le sensazioni di Chrétien sulla contemplazione del bello. Nel suo poetico testo grandi sono i riferimenti a immensi autori come Dante: “Il Paradiso è insostenibile e ci afferra alla gola, e gli occhi di Beatrice sono incontemplabili”.

I doni della bellezza sono dunque incommensurabili e provocano silenzio ed esaltazione a chi li ammira. Un’immagine filosofica e poetica, che fa della bellezza un felino graziato ma pericoloso che però, se riesce a farsi avvicinare trasformerà i suoi graffi in finestre spalancate ad altre bellezze. Ogni feritoia è infatti per l’autore portatrice di nuove bellezze.

Un altro nome legato alla bellezza è quello di Platone senza alcun dubbio. Bellezza e bene,  Kalòs kai agathòs. Nella dottrina platonica la bellezza è desiderio di bene e viceversa. Buono è bello, fondamentale unità che rimanda all’armonia tra anima e corpo, pena lo squilibrio.

Oggi che cos’è la bellezza?

Sorrentino non l’ha spiegato né con un libro né con una dottrina filosofica ma con un film apprezzato ma anche ampiamente discusso, così come succede con i libri…da rileggere in momenti migliori o da lasciare sopra il comodino.

La grande bellezza non è per tutti, è difficilmente contemplabile ci insegna Dante, è spesso temuta e tenuta alla larga perché può ferirci, ci ricorda Chrètien ma è anche ricercata disperatamente quando ci si rende conto che la vita è già passata nel chiacchiericcio, nel rimando, nelle emozioni veloci e fugaci, da consumare subito per poi ricercarle come defibrillatori, spegnendo il pensiero e l’autocritica.

Ma poi arrivano i 60 anni e ci si rende conto che le emozioni mordi e fuggi non hanno più il loro effetto perché ridicole, mostruose, povere, perché mancano enormemente quegli sparuti incostanti sprazzi di bellezza che avrebbero reso la propria vita diversa.

 

“Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e non ci è riuscito: dovrei riuscirci io?” dal film “La grande bellezza”.

 

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