Il CORAGGIO DI UN 33 ENNE DI PATERNO’

Mea culpa per non aver ancora scritto riga alcuna sull’incredibile operato e sulla incredibile personalità del giovane perito agrario, che si batte per salvaguardare l’oasi del Simeto, nonostante le molte e ripetute intimidazioni mafiose.

Emanuele Feltri, classe 1979, vive a Paternò dove, da due anni,  ha acquistato cinque ettari di terra per realizzare il senso di una scelta di vita che associa alla produzione di arance, olio, ortaggi, l’organizzazione di attività didattiche e culturali, nel solco di radici contadine antiche da preservare, innovare e tramandare. 

Le intimidazioni mafiose subite, le minacce, la violenza, il sangue versato hanno segnato per chiunque e per l’ennesima volta il confine per il quale, o si combatte o si è coinvolti: “Si coltiva dove l’abbandono dell’agricoltura sta creando deserti culturali e fisici. Si coltiva con l’amore verso questo territorio che per secoli ci ha dato tanto e che adesso chiede aiuto. Si coltiva imparando giorno dopo giorno il modo giusto per farlo e il modo giusto per condividere questa esperienza. Si coltiva senza padroni e operai, si vende il prodotto senza intermediari e figure scomode. Si coltiva per vivere ma si vive anche con la gioia di coltivare! Noi abbiamo reagito così, a chiare lettere: questa è la nostra terra, dei nostri padri e delle nostre madri, dei nostri antenati, gente onesta e infaticabile, da qui ripartiamo e non saremo noi ad andarcene. ”.

Moltissime sono le iniziative che, colorate da questo spirito, hanno animato le attività quotidiane di Emanuele e della sua lotta. La via del Grano, per esempio, nasce  per ripristinare un’antichissima via di comunicazione che nei secoli ha permesso la vita ed il lavoro nella Valle del Simeto. La via del grano ha rappresentato nel tempo un importante asse di comunicazione per lo scambio ed il commercio tra il territorio di Paternò e i comuni simetini limitrofi. Purtroppo oggi, questa strada può praticamente dirsi inesistente, accessibile solo con fuori strada e destinata ad una inesorabile erosione, alla scomparsa. Questo ha determinato nel tempo una esposizione della zona all’abbandono dei campi con il conseguente accrescersi di fenomeni di discariche abusive, furti dei mezzi di produzione e della produzione stessa, desertificazione, frane. Con questo progetto di produzione dal basso, vogliamo dare nuova vita a questa porzione stupenda di territorio,  ricostruendo, secondo tecniche antiche e rispettose della natura, il manto stradale e rendendo nuovamente accessibile a tutti l’intera zona. A piccoli passi, per quattro kilometri, partendo da ciò che è più urgente.

L’iniziativa si può sostenere collegandosi al sito http://www.valledelsimeto.it/ e decidendo di parteciparvi per toccarne con mano l’effettività.

Molti altri sono i progetti, le iniziative e i coordinamenti, tra i quali, Il Patto di Fiume, un piano di natura contrattuale in corso di elaborazione, sottoscritto volontariamente dai Comuni e dalle Associazioni della Valle Del Simeto (un’area che include le città di Paternò, Adrano, Santa Maria di Licodia, Biancavilla, Belpasso, Centuripe, Motta S. Anastasia, Ragalna) sotto l’egida all’Università degli Studi di Catania e dell’Associazione Vivisimeto. Il documento identifica principi, azioni concrete e singole responsabilità per la promozione dello sviluppo della Valle del Simeto, in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale. L’idea del Patto è nata dal lavoro di Mappatura di Comunità iniziato circa 5 anni fa, durante il quale più di 1000 partecipanti hanno espresso la necessità di perseguire concretamente un modello di sviluppo alternativo, ispirato al concetto di tutela proattiva (forme di tutela che non impongono vincoli ma mettono in campo incentivi per attività e azioni virtuose).

Le piccole, e grandi, soddisfazioni sono state molteplici, innanzi tutto se si guarda al crescente sostegno che il proposito di Emanuele raccoglie.

Il 29 gennaio un’altra grande soddisfazione con la raccolta delle arance: “Oggi è un gran giorno! Abbiamo raccolto le arance e siamo riusciti a trasportarle anche se le piogge di questi giorni avevano totalmente compromesso la strada e non potevano salire nemmeno i camion che trasportavano i mezzi e i materiali per un suo parziale ripristino. La comunità Sciddicuni e gli amici di Terreforti hanno compiuto un piccolo miracolo. Con testardaggine, cooperazione e un gran sorriso, abbiamo sistemato a mano i punti critici, trasportando delle grosse pietre con infiniti avanti e indietro di un piccolo carrello . le arance sono partite il giorno dopo per i GAS di Roma e tutto questo grazie al mutuo aiuto, alla voglia di farcela e a tutti quei valori che vogliamo difendere e diffondere. La Sicilia, che amo, oggi era con noi e il nostro futuro lo stiamo costruendo! Luce elettrica, ripristino della strada, pattuglie della forestale, ancora utopie e le discariche abusive crescono….ma sta crescendo anche la nostra consapevolezza… chi vincerà?

Mi rendo conto che forse esistono problemi più gravi ma non dimentichiamo che se non riusciamo più ad indignarci, se non lottiamo per difendere il nostro territorio martoriato da speculazioni e abbandono la Sicilia non alzerà mai la testa!”.

Non dobbiamo dimenticare che Emanuele continua a compiere la sua opera nonostante le perpetuate minacce e intimidazioni mafiose, cinque pecore uccise e una testa di agnello lasciata davanti alla porta di casa, sono state solo l’inizio dei tentativi mafiosi per cercare di mettere paura e fermare il coraggio di chi, invece, vuole salvare questa terra. È il “linguaggio” della mafia delle campagne per cercare di imporre il pizzo anche agli agricoltori, decidere il prezzo degli agrumi, o smaltire illegalmente i rifiuti nella riserva naturale, spiega Amedeo Bertone, sostituto procuratore del tribunale di Catania.  Alle pendici dell’Etna, però, c’è chi si oppone: «La mafia rurale esiste, ma se c’è un solo guerriero contro un sistema sporco, andare avanti è difficile», racconta Pasquale Sinatra, 28 anni, anche lui tornato a lavorare la terra.  

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