Il caso record della scuola di Comiso e la scomposta reazione della dirigente al nostro articolo

E’ di ieri l’articolo della nostra collega, Francesca Cabibbo, dal titolo: “No all’insegnamento della religione cattolica: a Comiso il record nella scuola materna Idria” attraverso il quale si racconta che l’87,5 per cento degli alunni non si avvale dell’insegnamento della religione cattolica. La collega Francesca spiega anche le ragioni alla base di questo dato che appare molto sorprendente. Spiega che la maggior parte dei bambini che frequentano l’istituto sono di religione musulmana. Fin qui nulla di strano ed ineccepibile per quanto ci riguarda.

Nel canale social Facebook, dove la notizia è stata ricondivisa, la dirigente scolastica della scuola, Carmela Paolino, nel commentare l’articolo, scrive anche testuali parole: “Vergogna! Articolo pilotato, fazioso e incompleto”. Fermo restando che nessuno pilota gli articoli del nostro giornale se non il dovere di informazione che abbiamo verso i nostri lettori, il nostro buon senso, e la nostra modesta professionalità ed esperienza ed in merito a questa grave affermazione stiamo valutando con i nostri legali, gli estremi per una querela, noi pensiamo che chi rappresenta le istituzioni, e nello specifico una dirigente scolastica, non può lasciarsi andare a commenti simili soprattutto perché è evidente che non scaturiscono da una serena lettura dell’articolo all’interno del quale la collega, con puntualità e dovizia di dettagli, come suo solito, spiega le motivazioni di quanto è accaduto.

Racconta fatti. In modo obiettivo e sereno, senza alcuna considerazione di natura personale. Spiega le ragioni di tale scelta che potrebbe sembrare anomala in un Paese come il nostro, in cui seppur lo Stato si professa laico, la religione cattolica è stata da sempre insegnata in tutti in tutte le classi ed in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Cosa trovi la dirigente scolastica di fazioso e pilotato in questo articolo ho serie difficoltà a comprenderlo. Una simile scomposta reazione da parte di una dirigente scolastica, alla quale peraltro è riconosciuto, come a tutti in questi casi, il diritto di replica sul nostro stesso giornale e nel contesto dello stesso articolo, a cui avrebbe potuto fare ricorso semplicemente rispondendo alle ripetute telefonate della nostra collega piuttosto che ignorarle, mi fa riflettere sia come giornalista e sia come cittadino. Proprio ad un dirigente scolastico sta in capo la responsabilità di divulgare e praticare attraverso azioni dirette ed indirette ogni giorno, il sacrosanto diritto alla libertà di espressione, sancito dalla Costituzione e ad cui ha fatto ricorso la nostra collega giornalista Francesca Cabibbo. Dall’alto della sua professionalità, mi sia permesso di aggiungere. I dirigenti scolastici hanno un ruolo cruciale nell’educazione dei nostri figli e dei giovani cittadini.

Devono promuovere la libertà di espressione e fornire un ambiente inclusivo in cui le persone possano esprimere le proprie idee in modo rispettoso. Inoltre, secondo il mio personale giudizio, hanno l’obbligo di rispondere alle critiche o alle differenze di opinione, attraverso canali istituzionali, offrendo una visione e una versione dei fatti coerenti con la loro posizione piuttosto cher lasciarsi andare a commenti offensivi sui social. Devono essere sempre ed in ogni contesto, non solo quello scolastico, un buon esempio di serenità, pacatezza e stile. Se tutto ciò manca agli educatori, mi chiedo come cresceranno mai i nostri figli e gli altrettanti preziosi figli dei cittadini extracomunitari, che proprio decidendo di venire a vivere nella nostra terra, hanno sperato di trovare almeno qui il rispetto delle persone e delle loro idee. Noi giornalisti, per loro e per tutti gli altri giovani che frequentano l’istituzione scolastica, vogliamo pensare di essere cittadini capaci di fornire il buon esempio di convivenza civile e libera. Ogni giorno ed anche scontrandoci con simili atteggiamenti e commenti.

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