IL BEL CANTO: PAROLA E MUSICA

La parola, si acquisisce già in tenera età. Dopo i quattro mesi dalla nascita si comincia col lallismo,  suoni articolati dal bambino formato da versi modulati anche in sillabe.

Con  l’ascolto  di chi conosce il linguaggio (genitori, fratelli educatori ecc.) lentamente  si  codifica e la comunicazione diventa sempre più specifica e strutturata.

Così col canto: all’inizio si impara a parlare e cantare per imitazione, poi, in seguito, l’istruzione dà significato a quanto imparato e serve anche a migliorare  il modo di esprimersi.

La lingua italiana è  ricca di lemmi e di parole ricche di vocali che la rende molto armoniosa e, di conseguenza, parlare in modo chiaro e con proprietà, è indice di cultura.

L’italiano è una lingua neolatina o, più esattamente, deriva dal latino volgare (dalla parola volgo=popolo), parlato in Italia nell’antichità. L’italiano è di fatto la stessa “lingua parlata” dei Romani e trasformatasi profondamente nei secoli fino a diventare  l’italiano odierno.

Dal III secolo d.C. fu il Cristianesimo, che si andava sempre più diffondendo, a introdurre nuovi significati, facendo coincidere sempre di più la lingua parlata con quella scritta. Autori come s. Ambrogio, s. Girolamo e s. Agostino, adottarono infatti la lingua del popolo, cioè la lingua di uso quotidiano e poi sempre più arricchita nei secoli.

In questi ultimi anni invece, si è andato sempre più perdendo il gusto dell’ascolto, privilegiando l’immagine e impoverendo, con questo, il linguaggio e la comunicazione.

Dagli anni Settanta del secolo scorso, pensando di fare un’opera di divulgazione, si è abbassato il livello culturale, ma non ne ha guadagnato nessuno. Il risultato è stato quello di un esteso analfabetismo di ritorno e un depauperamento (impoverimento) del sapere.

Mi piace ricordare qualcosa di biblico e cioè che il mondo non è stato creato  con le immagini, ma con la parola: E Dio disse:Sia la luce.” E la luce fu…   che l’incipit del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”, cioè la Parola era Dio.

Queste citazioni naturalmente hanno lo scopo di sottolineare l’importanza della parola-comunicazione.

E la musica? Interagisce con la parola! Si usa perfino  la stessa terminologia: suono, tono, colore, ritmo ecc.

Tornando al discorso di prima, adesso domina un mondo televisivo dove l’immagine si impone prepotentemente su tutti. Anche per quanto riguarda la musica non si cura più (o molto poco) di approfondire e ascoltare.

Invece ci dovrebbe essere di nuovo il piacere del puro ascolto.

Il connubio parola e musica, dove il bel canto invita a riscoprire un mondo classico, che è un grande patrimonio che non deve essere disperso.

Letteratura e musica, prese singolarmente, danno emozione, ma se prese insieme, le emozioni si moltiplicano e raggiungono alte vette.

Si prenda una poesia che crea immagini o racconta una storia, musicata e cantata può diventare un dono per chi ascolta, educazione a saper cogliere sfumature e portare in superficie sentimenti.

E cultura!

Si potrebbe obiettare che anche le canzoni di oggi danno le stesse cose. Una su mille, forse! Non tutti coloro che si limitano a tirare righe e cerchi con dei pennarelli sanno dipingere!

Così, spesso la musica di oggi, sincopata e senza conclusione di frase musicale, risulta ‘rumore’ non  ‘suono’. E anche ripetitività ossessiva, non porta  all’ascolto, ma solo al sentire: il rumore, per la paura del silenzio.

Il vuoto per riempire il vuoto?

Pensiamo, ad esempio, alle emozioni che nascono dalla semplice lettura di un racconto, ma che possono espandersi ancora di più attraverso una voce che narra o canta. Sono queste le sensazioni che ci avvolgono e ci accompagnano in maniera più intima e duratura.

Anche semplici canzoni popolari, se la musica e le parole sono ben scelte, trasmettono conoscenza, entrando nel repertorio del bel canto. Ma solo ‘quelle’!

La scuola dovrebbe, attraverso queste mediazioni, reinserire la cultura e il sapere, in questo modo sollevare psicologicamente ed emotivamente le persone recuperando anche il proprio vissuto.

Sì. Perché ognuno, attraverso l’ascolto, può proiettare la propria esperienza e crearne di nuova, stimolando la propria immaginazione.

 

Aggiungo una poesia di Ada Negri, che è stata musicata da Riccardo Zandonai.

 

Portami Via!     (Ada Negri) Musicata da Riccardo Zandonai

 

Oh, portami lassù, lassù fra i monti,

ove lampeggia e indura il gel perenne,

ove fendendo i ceruli orizzonti,

l’aquila spiega le sonanti penne;

 

ove il suol non è fango;ove del mondo

più non vi giunga l’odiata voce;

ov’io risenta men gravoso il pondo

di questa che mi curva arida croce.

 

Oh, portami lassù!… Ch’io possa amarti

in  faccia all’acri montanine brezze,

fra i ciclami e gli abeti, e inebriarti:

di sorrisi d’aurora e di carezze!

 

Qui grigia, grigia nebbia sul mio cor ristagna;

nelle risaie muor la poesia;

voglio amarti lassù, della montagna

nel silenzio immortal!…portami via!                                        

 

                                               

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