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Il 30 gennaio il Consiglio comunale di Modica dovrà decidere sul dissesto. Nonostante tutto e tutti
25 Gen 2025 13:36
La Conferenza dei Capigruppo, convocata ieri in sessione straordinaria su iniziativa della Presidente del Consiglio, Mariacristina Minardo, (nella foto) ha ribadito l’impellente necessità di procedere con la dichiarazione di dissesto finanziario, fissando la seduta del Consiglio comunale per il prossimo 30 gennaio 2025. Durante l’incontro, i capigruppo hanno anche sottolineato l’urgenza di acquisire il parere della 3ª Commissione Bilancio, sollecitandone una convocazione immediata. Non tutti i capigruppo erano presenti ma soltanto: Piero Armenia per “Modica al Centro”, Margherita Cascino per “Prendiamoci Cura”, Giovanni Spadaro per il “Partito Democratico” e Ivana Castello per “Castello Sindaco”.
Il consiglio comunale dovrà discutere e approvare la procedura di dissesto con un disavanzo che ha ormai superato i 125 milioni di euro . In questo contesto non certo idilliaco ha suscitato perplessità e stupore il tentativo effettuato con richiesta formale, del Commissario ad acta, Giovanni Cocco, alla Presidente del Consiglio nei giorni scorsi. Il Commissario ha chiesto infatti di rinviare la Conferenza dei Capigruppo già convocata e di subordinare i lavori della terza Commissione consiliare all’iter da lui indicato. Una richiesta che, sin dall’inizio, è apparsa agli occhi di molti come un’anomalia amministrativa e forse anche qualcosa di più. Sebbene la gestione straordinaria dei bilanci precedenti sia affidata al Commissario, è di tutta evidenza che egli non può né dovrebbe interferire con le prerogative democratiche del Consiglio comunale, unico organo deputato a deliberare sulla ormai inevitabile dichiarazione di dissesto.
La richiesta, tanto formale quanto inusuale, ha destato non poche preoccupazioni nella Segretaria comunale e nella stessa Presidente del Consiglio. Quest’ultima, dimostrando capacità di gestione non comune in momenti difficili come questi, ha comunque mantenuto la convocazione della Conferenza dei Capigruppo per il giorno prestabilito, il 24 gennaio, e ha concordato con tutti i capigruppo la calendarizzazione della seduta del Consiglio comunale per il 30 gennaio. Resta da comprendere il motivo di tale tentativo di prendere ulteriore tempo da parte del Commissario. Un mistero forse non troppo fitto dato che nei corridoi di palazzo san Domenico invece pare che le risposte ci siano ed anche molto chiare. La dichiarazione di dissesto, lungi dall’essere un semplice atto formale, rappresenta l’unico strumento normativo, alla luce della situazione attuale, in grado di fermare l’agonia economica dell’Ente. La sua approvazione consentirebbe infatti di sbloccare fondi indispensabili per garantire servizi essenziali attualmente a rischio di paralisi, a partire dal 1° febbraio 2025. Tra questi, la gestione dei rifiuti, il trasporto scolastico e l’assistenza sociale: servizi fondamentali senza i quali la città rischierebbe di precipitare in una crisi sociale e amministrativa senza precedenti. La mancata dichiarazione di dissesto comporterebbe di contro, non solo il perpetuarsi del danno economico, ma anche una responsabilità morale e politica nei confronti della città tutta.
Nessuno oggi può ormai permettersi di anteporre interessi politici o tatticismi procedurali all’interesse superiore della comunità. La prossima seduta del Consiglio comunale sarà cruciale per determinare il futuro di Modica. La Corte dei Conti ha già delineato con precisione i contorni della crisi: un disavanzo strutturale, debiti fuori bilancio di proporzioni preoccupanti e una gestione finanziaria che si è rivelata incapace di risanare le falle esistenti. Procrastinare ulteriormente l’assunzione di responsabilità, significherebbe esporre la città a danni irreparabili, con conseguenze ancor più gravi di quelle già evidenti. Gli attori istituzionali coinvolti – dal Sindaco al Consiglio comunale – hanno ora una responsabilità storica: riportare trasparenza e rigore amministrativo a palazzo San Domenico, assicurando ai cittadini modicani i servizi essenziali di cui hanno diritto. Non vi è più spazio per l’attesa, che non rappresenta un’opzione, bensì un rischio che nessuno può permettersi di correre.
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