Il 25 aprile per la Cgil: data e memoria come baluardo della Costituzione

Questo 25 aprile dev’essere l’occasione per fare alcune riflessioni sull’attualità dell’antifascismo che inequivocabilmente significa per noi la difesa della Costituzione. Difendere la Costituzione ha significato in questi ultimi decenni respingere ogni tentativo di stravolgimento proposto dai Governi come nel 2006 con Berlusconi e nel 2016 con Renzi.

Oggi il Governo Meloni vuole portare avanti un programma di riforme costituzionali che hanno il segno non solo dello stravolgimento della carta costituzionale ma ancora più grave si vogliono cancellare alcuni principi fondamentali della nostra democrazia.

Da un lato l’Autonomia Differenziata che mira al cuore del principio di unità e solidarietà nazionale, disegnando un modello di regionalizzazione che mette a serio rischio i diritti fondamentali di chi vive a sud come sanità e istruzione, secondo il principio della legge del più (economicamente) forte.

Dall’altro lato il progetto di presidenzialismo o premierato forte che smonterebbe l’intera impalcatura parlamentare della nostra forma di Stato verso un modello di accentramento di poteri sul governo con un rafforzamento del capo dell’esecutivo.

Una strada che porta dritto alla svolta in salsa autoritaria della nostra forma di Stato e di Governo. Ed è per questo che è importante ripartire dal 25 aprile  per legare la storia all’attualità e ai bisogni del presente. Partendo dal ricordare che la Repubblica democratica nasce dall’esperienza della liberazione dal fascismo e dall’occupazione nazista e che da lì il Paese maturò alcuni principi che subito furono posti alla base della nostra Costituzione democratica. La forma parlamentare dello Stato nasce dalla maturazione scaturita dalla tragica esperienza della dittatura con l’uomo solo al comando. Una dittatura che produsse diseguaglianze e negò libertà fondamentali, come il diritto dei lavoratori di organizzarsi in libere associazioni sindacali.

E ancora più tragica fu la guerra verso cui il regime fascista portò l’intero popolo italiano con conseguenze catastrofiche per il Paese e la tragedia di milioni di morti, comprese le vittime dell’olocausto di cui il governo italiano fascista fu complice.

E fu dalla tragedia di quella esperienza che i costituenti elaborarono il principio del ripudio della guerra contenuto nella Costituzione. 

Questo è il valore intramontabile del 25 aprile; la liberazione e la conquista della democrazia attraverso la Costituzione Italiana. A questo va agguanta un’altra riflessione e cioè che la Costituzione oltre ad essere tutelata sul piano formale va difesa sul piano materiale rivendicandone la sua piena attuazione. Perché prima ancora che intervengono cambiamenti ( o riforme) formali c’è di fatto oggi una Costituzione materiale quanto più lontana dai principi enunciati nella Carta.

Pensiamo al principio fondante ella nostra democrazia  che è il lavoro, oggi nel nostro Paese completamente svalorizzato e svuotato di valore sociale e umano dietro un modello produttivo e d’impresa basato sullo sfruttamento, la precarietà e l’insicurezza che produce la media di 3 morti al giorno sul lavoro. Un Paese dove oggi si registrano diseguaglianze su base territoriale, generazionale e di genere, nonostante le previsioni contenute nell’Art. 3 e il  “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”. 

E ancora l’Art. 11 e il ripudio alla guerra oggi più lontano che mai dalla realtà fatta di scenari bellici che rischiano l’escalation su vari fronti con l’Italia il nostro, dentro dall’alleanza atlantica, che  sostiene con armamenti e basi militari operazioni di guerra, anziché promuovere la diplomazia e il ruolo delle organizzazioni intergenerazionali a partire dall’Onu.

Invece corriamo al riarmo con l’impiego di ingenti risorse per armamenti che rischiano di alimentare una situazione di conflitto globale mentre c’è bisogno di Pace perché siamo di fronte all’ennesima tragedia umana della storia con milioni di vite cancellate dalle guerre, come sta avvenendo in diversi parti del mondo, e come avviene soprattutto in Medioriente con la guerra contro il popolo palestinese a rischio di stermino.

Occorre rivendicare la Pace per far si che il sistema economico viri verso un modello basato sull’eguaglianza globale e la giustizia sociale di fronte ai tanti rischi come quelli climatici e ambientali che l’economia di guerra accentua e ne allontana ogni possibile risoluzione.

Questo è il nostro 25 aprile, tutt’altro che celebrativo e retorico soprattutto quest’anno per la Cgil che ha scelto  di dar via, nella giornata che si festeggia la Liberazione, alla raccolta firma per i referendum  per cancellare le leggi che hanno precarizzato il lavoro in questi ultimi decenni.

Un 25 aprile per liberare il lavoro dalla precarietà e dalla insicurezza, per difendere attuare la Costituzione contro le diseguaglianze e le guerre, ed per questo che siamo in tutte le piazze d’Italia con i nostri banchetti, anche in provincia di Ragusa a Vittoria, Ispica e Scicli.

Peppe Scifo
Segretario generale CGIL Ragusa

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