I,G,T: FORME D’INVESTIMENTO CONTRO CRISI
01 Feb 2012 19:04
Nel momento attuale colpito da una crisi economica devastante progettare investimenti potrebbe risultare, per usare un eufemismo, atipico. Bizzarro.
Tuttavia in ogni circostanza di crisi economica, a maggior ragione se si parla di un panorama globale colpito, l’aspetto positivo è il cambiamento.
Cambiamento dei processi di produzione, dei mercati, dei consumi. Quindi conseguentemente un cambiamento nei processi d’investimento.
Cambiamenti che sono maggiori quanto più grande è lo spazio (global, glocal, local) che interessa la crisi.
Se per convenzione, giusto nella comune credenza, in crisi è bizzarro investire è, anche, vero che i momenti di crisi sono le prospettive migliori, più vantaggiose, per attuare investimenti.
Specialmente in particolari settori che cambiano in base alle caratteristiche della stessa crisi, che ne coinvolge gli asset, creando opportunità più o meno momentanee favorevoli e, probabilmente, irripetibili.
Di investimenti, si parla, nel proprio o nell’altrui paese, contesto (economico-finanziario). Chiaramente.
A ragion d’essere, la variabile pratica che frena, maggiormente nei momenti di crisi, la leva economica degli investimenti privati è la mancanza di liquidità da investire. In altre parole la gran parte dei privati ha vuote le tasche del “pantalone”.
Diverso è, invece, il discorso per gli investimenti statali che dovrebbero aumentare, durante la crisi, a beneficio del futuro sviluppo del proprio territorio. Insieme ad una equa e commisurata, con il contagoccie, raccolta dei tributi da parte dei contribuenti.
In sostanza, la maniera migliore per risolvere le avverse circostanze è manipolare le leve economiche quali “I” (investimenti privati), “G” (spesa pubblica – investimenti dello stato) e “T” (tributi dei cittadini) in modo da: agevolare I, consolidare equamente T e cercare di spingere al massimo G.
Spingere gli investimenti nazionali vuol dire eliminare le deficenze nazionali (servizi, infrastrutture, fiscalità, ecc..) per ridare ordine e organicità al sistema economico pronto a rimodularsi successivamente alla crisi.